Le esportazione di benzina dalla Russia sono aumentate del 50% nel primo trimestre del 2023 rispetto all’anno prima. È quanto emerge dai dati Refinitiv analizzati dall’agenzia Reuters. Il calo delle vendite verso l’Europa, che lo scorso 5 febbraio ha implementato un embargo sui prodotti petroliferi raffinati russi, è stato più che compensato dalle spedizioni verso l’Africa. Non di rado, da qui, benzina e gasolio russi tornano nell’Unione europea pur provenendo formalmente da un altro paese. Lo stesso schema di triangolazione è stato molto utilizzato dall’India che sta vendendo all’Europa sempre più carburante prodotto con greggio russo. In particolare Mosca ha intensificato le spedizioni verso Nigeria, Tunisia e Libia. Tra gennaio e marzo la Russia ha esportato 2,2 milioni di tonnellate di carburanti rispetto a circa 1,5 milioni di tonnellate dello stesso trimestre 2022. In Africa sono arrivate 812mila tonnellate di cui 488mila in Nigeria, contro le 38mila dell’anno prima.

Il gasolio finisce invece prevalentemente in Medioriente, negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita e da qui di nuovo in Europa e Africa. Solo in marzo almeno 500mila tonnellate di carburante sono state scaricate nel terminal di Fujairah. Nel marzo 2022 i carichi russi erano stati irrilevanti. L’Arabia Saudita, ha importato 261mila tonnellate di diesel russo solo tra marzo ed inizio di aprile, la quantità maggiore mai ricevuta da Mosca. I carichi di diesel russi sono venduti a circa 60-70 dollari al barile, con uno sconto di circa 20 dollari al barile rispetto alle quotazioni di mercato e al di sotto dei 100 dollari al barile indicato dal G7 come soglia oltre la quale scatta il blocco per l’accesso ai servizi assicurativi per i carichi.

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