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Raffineria Isab di Priolo, via libera del governo alla vendita da Lukoil a un fondo di Cipro. “Ma le forniture di petrolio saranno tracciate”

Raffineria Isab di Priolo, via libera del governo alla vendita da Lukoil a un fondo di Cipro. “Ma le forniture di petrolio saranno tracciate”
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Il governo esercita il golden power sulla Isab di Priolo. Lo stabilimento sarà ceduto da Lukoil ai ciprioti di Goi Energy, come previsto dagli accordi di gennaio, ma solo a certe condizioni: la tutela occupazionale, il mantenimento dei livelli produttivi, la presenza di un depuratore per l’impianto e la tracciabilità delle forniture del petrolio trattato.

Il via libera condizionato all’operazione avviene dopo una lunga istruttoria da parte del governo innanzitutto per verificare l’effettiva indipendenza – anche una volta effettuata la vendita – dal greggio russo. Le sanzioni imposte contro Mosca hanno infatti determinato la vendita dello stabilimento siciliano, che proprio ad un’azienda russa fa capo. Il governo si è voluto assicurare che – sulla carta – anche dal punto di vista delle forniture l’indipendenza dalla Russia fosse più che certa. L’accordo di gennaio è stato siglato tra Litasco, società svizzera controllata da Lukoil, a Goi Energy, ramo del settore energetico di Argus New Energy Fund, fondo di private equity di Cipro. Un’architettura complessa che ha richiesto un supplemento di indagine portando oggi alla decisione di esercitare i poteri speciali.

A fine gennaio scorso le Camere hanno dato il via livera al decreto golden power che ha previsto che le imprese operanti nel settore della raffinazione di idrocarburi, che gestiscono attività di rilevanza strategica per l’interesse nazionale, debbano garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e la continuità produttiva. Con un Dpcm il governo ha dichiarato poi a febbraio gli stabilimenti di proprietà di Isab di interesse strategico nazionale e ha riconosciuto come beni strumentali allo stabilimento industriale gli impianti di depurazione di Priolo Gargallo e Melilli, perché infrastrutture necessarie ad assicurare la continuità produttiva. Un successivo decreto interministeriale di Mimit e Mase ha collegato i limiti per la messa a norma degli impianti con le esigenze di tutela della produzione e dell’occupazione.

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