Benjamin Netanyahu invita alla calma a Gerusalemme, mentre le ali più radicali del suo governo, come il ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, alimentano lo scontro chiedendo di “mozzare teste a Gaza”. Dall’altra parte volano razzi dalla Striscia verso Israele, con la Jihad Islamica che promette: “Questo è solo l’inizio”. Nonostante gli appelli e le condanne internazionali, è ormai a livelli di allerta massima la tensione esplosa nella città santa dopo il blitz della polizia nella moschea di al-Aqsa a colpi di manganello e lacrimogeni contro i fedeli. Un’operazione che ha scatenato la reazione dei musulmani presenti, dando il via a scontri che hanno portato a 350 arresti.

Dopo ore di violenze, con anche l’intervento delle istituzioni internazionali, parla anche il premier Benjamin Netanyahu: Israele “opera per mantenere lo status quo e calmare gli animi sul Monte del Tempio (come gli ebrei chiamano la Spianata delle Moschee, ndr)”. Netanyahu ha poi spiegato che “fedeli musulmani hanno riferito che estremisti islamici si sono barricati nella Moschea, che li hanno rinchiusi lì dentro e hanno impedito ad altri fedeli di raggiungere la Moschea per pregare”. Le immagini, però, raccontano di un vero e proprio blitz che non ha risparmiato anche persone che stavano semplicemente pregando e donne trascinate via dalle forze di sicurezza. Messaggio simile è stato lanciato anche dal primo alleato di Israele, gli Stati Uniti, che si sono detti “estremamente preoccupati per gli scontri alla moschea di al-Aqsa e chiedono a tutte le parti di allentare la tensione”. Più duro l’intervento del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che si è detto “scioccato” per le violenze delle forze di sicurezza israeliane.

L’Organizzazione per la liberazione della Palestina, attraverso il suo segretario Hussein al-Sheikh, ha dichiarato che “l’assalto alla moschea di al-Aqsa da parte delle forze di occupazione e l’attacco ai fedeli con questa brutalità richiede un’azione urgente palestinese, araba e internazionale”. Per al-Sheikh occorre “porre tutti davanti alle proprie responsabilità nel proteggere i luoghi santi e i fedeli dall’oppressione dell’occupazione”. La Lega Araba, dal canto suo, ha convocato invece una riunione straordinaria dietro richiesta della Giordania. Il ministero degli Esteri di Amman ha anche spiegato che sono in corso sforzi a livello arabo per fermare “le azioni israeliane che costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario”. Azioni che, ha affermato, mirano ad “alterare lo status storico e legale di Gerusalemme”.

Le principali organizzazioni armate del panorama palestinese promettono invece vendetta. Hamas ha denunciato il raid nella moschea come un “crimine senza precedenti” e ha invitato i palestinesi in Cisgiordania “ad andare in massa alla moschea di Al-Aqsa per difenderla”. Dopo l’annuncio degli scontri ad al-Aqsa, nove razzi sono stati lanciati dal nord della Striscia di Gaza verso il territorio israeliano, in particolare in direzione di Sderot cittadina vicino la Striscia, dove erano risuonate le sirene di allarme. Almeno 4, ha fatto sapere l’esercito, sono stati intercettati dal sistema Iron Dome. In risposta ai razzi l’esercito ha colpito a più riprese, con l’aviazione e l’artiglieria, postazioni di Hamas a Gaza. Inoltre, un soldato israeliano – secondo il portavoce – è stato ferito a Hebron da spari durante incidenti. Il membro dell’ufficio politico di Hamas, Sallah al-Aruri, ha definito “un grande crimine” il comportamento della polizia israeliana nella moschea al-Aqsa e ha affermato che “il popolo palestinese e la resistenza reagiranno con tutta la forza“. “La profanazione dei nostri luoghi santi non può passare senza risposta” ha aggiunto.

Anche il leader della Jihad Islamica Ziad Nahale ha avvertito che la situazione si sta facendo critica e ha affermato che “il popolo palestinese deve tenersi pronto su tutti i fronti per un confronto che potrebbe avvenire già nei prossimi giorni”. L’organizzazione promette che i razzi sparati da Gaza sono “un primo avvertimento agli occupanti che non proseguano con le aggressioni al nostro popolo e nei Luoghi santi”, si legge in un comunicato. I lanci sono stati rivendicati separatamente da un gruppo finora sconosciuto che si presenta come ‘Fossa dei leoni-Gaza’, oltre che dai Comitati di resistenza popolare e dall’ala militare del Fronte democratico per la liberazione della Palestina. Sul web sono stati diffusi brevi filmati che mostrano i lanci verso Israele.

A parlare è stata anche l’Unione europea che, da parte sua, si dice “profondamente preoccupata per le crescenti tensioni e violenze a cui abbiamo assistito durante la notte all’interno del complesso della moschea al-Aqsa e allo stesso tempo condanniamo con la massima fermezza gli attacchi a catena provenienti da Gaza verso Israele”, ha dichiarato il portavoce della commissione europea Peter Stano nel corso del briefing quotidiano con la stampa. “Ribadiamo l’invito a tutte le parti ad esercitare la massima moderazione e ad astenersi da azioni che contribuiranno o potrebbero contribuire ad aumentare le tensioni già elevate, in particolare in questo periodo di festività religiose”.

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