Il suv più grande della gamma giapponese porta al debutto un nuovo 3,3 litri turbodiesel con una tecnologia innovativa per le camere di combustione. Le prestazioni sono ottime e i consumi sono i più bassi della categoria. Sono disponibili due versioni da 200 e 249 CV, a partire da 49.000 euro.

Mentre tutti si dedicano all’elettrico annunciando la dismissione del termico e l’Europa conferma il divieto di vendita di auto con il motore a scoppio a partire dal 2035, a parte l’eccezione di quelle alimentate con e-fuel che è tutta da verificare, Mazda porta sulle strade del Vecchio Continente un turbodiesel nuovo di zecca e colmo di tecnologie innovative. Un motore che dice qualcosa di nuovo riguardo alla combustione e non solo rispetto all’elettrificazione di alcuni componenti, confermando la propensione della casa nipponica per la ricerca e la sua avversione alle mode. Inoltre, con questa scelta il brand giapponese mostra anche una certa lungimiranza dal punto di vista commerciale: nello stesso momento in cui tanti concorrenti fanno all-in (o quasi) sull’elettrico, a volte perfino eliminando il diesel dalla propria offerta, Mazda fa l’esatto contrario e si propone a una clientela più concentrata sul presente, a cui serve un suv di dimensioni medio-grandi per fare chilometri senza cambiare il proprio stile di vita. A fronte di un listino che per la versione d’attacco prevede un esborso di 49.000 euro.

Al 2035, del resto, mancano dodici anni, che nell’industria automotive rappresentano circa due cicli di vita medi di una vettura, un periodo abbastanza lungo per ammortizzare l’investimento su un nuovo motore, che senza dubbio verrà molto apprezzato. Il nuovo E-Skyactiv D ha una cilindrata di 3,3 litri frazionata su sei cilindri in linea ed è declinato in due livelli di prestazioni: 200 CV e 450 Nm, oppure 249 CV (per non incorrere nel superbollo) e 550 Nm. Tuttavia, il valore di questo propulsore travalica quello dei meri numeri e si determina nell’inedita tecnologia di combustione ideata dagli ingegneri di Hiroshima.

La sigla che la identifica è DCPCI e serve a migliorare l’utilizzo dell’aria a tutti i regimi, riducendo al minimo quella inutilizzata. Per raggiungere l’obiettivo nella superficie del pistone c’è un incavo a forma di uovo che divide la miscela aria-carburante in due regioni all’interno della camera del pistone stesso. Il risultato è che l’efficienza della combustione cresce del 40%, portando parecchi benefici: diminuiscono sia i consumi che gli inquinanti, ma anche la risposta dell’acceleratore è più pronta.

A proposito di percorrenze, la variante da 200 CV è omologata per 5 l/100 km, mentre quella da 249 CV per 5,2-5,3 l/100 km. Se si guarda alle concorrenti è impossibile trovare valori del genere e allo stesso tempo non ci sono rinunce in termini di prestazioni. Per scattare da 0 a 100 km/h servono rispettivamente 8,4 e 7,4 secondi e la velocità massima raggiunge i 212 e 219 km/h. Tutto ciò con la silenziosità e l’assenza di vibrazioni date dall’architettura a 6 cilindri in linea, che è nobilitata dalla trazione posteriore (200 CV) oppure integrale (249), visto che la CX-60 usa la nuova piattaforma a motore longitudinale sviluppata per l’alto di gamma che include anche una trasmissione inedita: il cambio automatico 8 rapporti usa una frizione multi-disco al posto del convertitore di coppia e include il motore elettrico del sistema mild hybrid a 48 Volt. Un concentrato di tecnologia che definisce un’ottima esperienza di guida, ovviamente considerando i 4,74 metri di lunghezza della CX-60.

A questo proposito, lo spazio a bordo è abbondante per passeggeri e bagagli (570 litri la capienza del vano). L’assetto è tendenzialmente morbido, ma la CX-60 non si corica troppo in curva e non beccheggia eccessivamente, a meno di non esagerare con l’andatura e farsi ingolosire dalla spinta del 6 cilindri che riprende sempre bene e si fa sentire poco, soprattutto a velocità costante. Il comfort, dunque, è di alto livello ed è disturbato solo da alcuni fruscii aerodinamici che però non vanificano la ricerca della qualità messa in atto da Mazda: materiali come il legno d’acero e la pelle nappa, ma anche tessuti e dettagli rifiniti come da tradizione giapponese sono una novità per il brand giapponese. Ovviamente non mancano le tecnologie avanzate di sicurezza e supporto alla guida: monitoraggio con visione a 360° per ampliare il campo di visibilità alle basse velocità, assistente di svolta nel traffico, rilevamento dei pedoni, mantenimento della corsia in situazione di emergenza e avviso per i veicoli in avvicinamento durante la retromarcia. L’unica pecca è che la personalizzazione dei sistemi è un po’ macchinosa e che certe funzioni vanno disattivate ogni volta che si rimette in moto.

Articolo Successivo

Mercedes Classe A, la prova de Il Fatto.it – La Stellina si rinnova. Ecco com’è e come va – FOTO

next