La procura della repubblica di Monaco di Baviera ha chiuso martedì senza nessun rinvio a giudizio tutte le indagini per complicità nei casi di abusi sessuali contro minori nella diocesi di Monaco e Frisinga che erano state aperte nel 2018. Illustrando alla stampa gli esiti degli accertamenti svolti è emerso che tra gli indagati furono iscritti anche gli ex arcivescovi di Monaco Joseph Ratzinger (poi Papa Benedetto XVI) e Friedrich Wetter. I fascicoli nei loro confronti vennero però chiusi già anni fa per assenza di comportamenti penalmente rilevanti. Come ha indicato il procuratore generale Hans Kornprobst, che ha diretto l’inchiesta, la soglia per una prosecuzione penale per i reati in esame è piuttosto alta. Se il reato principale si prescrive, anche le ipotesi di favoreggiamento decadono. Joseph Ratzinger è stato Arcivescovo della diocesi di Monaco e Frisinga dal 1977 al 1982, mentre Friedrich Wetter ne fu a capo dal 1982 al 2007.

L’inchiesta dei magistrati monacensi ha riguardato 45 casi emersi dalle perizie dello studio legale Westpfahl Spilker Wastl (WSW) su incarico dello stesso Arcivescovado, che hanno coperto il periodo dal 1949 al 2019. In trentanove, ha indicato la procuratrice Angela Miechielsen, non sono state raccolte evidenze che abbiano permesso di procedere ad ulteriori accertamenti. Gli inquirenti si sono però concentrati su altri sei, nei quali invece c’erano sospetti di nuovi abusi non coperti da prescrizione. In nessun caso sono emerse evidenze di colpevolezza diretta dei responsabili della curia. Sono state tuttavia verificate come possibili fonti di complicità le scelte di assegnazione dei prelati. Se cioè dopo l’insorgere di sospetti nei confronti di un clerico, questo fosse stato lasciato scientemente nel suo incarico, o comunque in altro sempre a contatto con minori. Ratzinger è stato indagato per questo in due ipotesi, mentre Wetter e l’ex vicario generale Gerhard Gruber in altre cinque. In nessun caso invece sono emersi sospetti penalmente rilevanti nei confronti dell’attuale cardinale Reinhard Marx.

In cinque casi è emerso che gli abusi erano comunque ormai prescritti o non più provabili. Nel sesto ancora esaminabile non è stato più possibile determinare che il cardinale Wetter fosse stato a conoscenza dei sospetti nei confronti di un prelato lasciandolo nelle sue funzioni. Lo stesso Cardinale ha negato di poter più ricordare. In relazione a questo episodio la Procura aveva eseguito una perquisizione a fine febbraio nei locali dell’Ordinariato e nel palazzo dell’Arcivescovado per il sospetto che vi potessero essere atti nascosti. Era emersa infatti notizia di un “armadio dei veleni”, ma questa raccolta, peraltro era espressamente prevista dal diritto canonico, era stata ormai disfatta nel 2011 ridistribuendo i documenti contenutivi. Il cardinale Marx ha comunque testimoniato che quando era ancora in essere al suo insediamento non c’erano notizie relative a casi di prelati sospettati di abusi sessuali.

Sia i Verdi che i Liberali hanno mosso nel Parlamento regionale forti critiche alla Procura per non essersi attivata già all’indomani della diffusione della prima perizia dello studio WSW nel 2010, quando ancora diversi casi non sarebbero stati prescritti. Il capogruppo della Fdp Matthias Fischbach ha twittato “ancora più colpevole è la miopia statale”. La portavoce su temi religiosi dei Verdi, Gabriele Triebel – ha riportato l’emittente Bayerischer Rundfunk – ritiene che il fatto che sia intervenuta la prescrizione è indice di fallimento in capo al ministero regionale della Giustizia perché già da dieci anni c’era una perizia sul tavolo ed è stata semplicemente ignorata.

Il Procuratore generale Kornprobst ha invece sottolineato martedì alla stampa che non sono stati usati trattamenti di favore nei confronti della Chiesa, al contempo ha dato plauso all’autorità ecclesiastica nell’avere dato pieno appoggio alle indagini fin dal primo momento. Kornprobst ha rimarcato che sarebbe effettivamente stato meglio se la Procura avesse avuto la prima perizia WSW subito dopo la sua conclusione, ma ha assicurato che non avrebbe portato a nessun sostanziale risultato penalmente diverso, avrebbe tuttavia scongiurato le speculazioni. Le perizie dello studio WSW per gli inquirenti sono state utili ma non hanno avuto – così la Procura – un ruolo determinante perché la più parte dei casi raccolti erano già prescritti, penalmente irrilevanti, o già noti all’autorità e giudicati.

Il Procuratore Kornprobst non ha nascosto però che i casi di abuso sessuale di norma possono essere scoperti solo dietro denuncia della vittima e non dall’esame di atti e che perciò è probabile che esista ancora un vasto numero di casi rimasti oscuri. La Procura potrebbe riaprire tuttavia in futuro delle indagini se venissero presentate nuove denunce per casi non ancora prescritti. Indipendentemente dalla chiusura dell’inchiesta della Procura della repubblica di Monaco innanzi al tribunale di Traunstein è in via ancora di istruzione una causa civile di risarcimento intentata da una vittima bavarese che investe anche il deceduto Papa Benedetto XVI, come riportato ancora dalla Bayerischer Rundfunk.

Articolo Precedente

Naufragio di Cutro, Frontex: “Segnalammo interrogativi sul barcone, come gestirlo era un compito dell’Italia”

next
Articolo Successivo

Nascite ai minimi, nuovo record nei dati Istat. L’immigrazione è ai livelli pre-Covid, ma anche le donne straniere fanno meno figli

next