Bene! Tra qualche giorno la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche stranieri, sarà operativa. Per quanto mi riguarda che ci sia o non ci sia è indifferente. Da anni nei confronti della Commissione antimafia nutro scetticismo, atteso che non ho mai visto elementi concreti di cambiamento nella lotta alle mafie.

Naturalmente è una mia valutazione personale, nata da pregressa attività di lavoro. La legge che istituì la Commissione antimafia fu varata il 29 dicembre 1962. L’anno seguente il 30 giugno 1963 a Ciaculli (Palermo) esplose la Giulietta imbottita di esplosivo, dove morirono sette persone tra carabinieri, poliziotti e militari (io, abitando non lontano dal luogo, udii il forte boato). La notte precedente a Villabate, per uccidere il capo famigghia Giovanni Di Peri, fu fatta esplodere un’autobomba che uccise due ignari cittadini, un terzo rimase ferito.

Giovanni Di Peri non fu coinvolto nell’esplosione ma fu poi ammazzato nella cosiddetta strage di Natale del 25 dicembre 1981. Quindi, a Commissione antimafia costituita, si registrarono due tragiche vicende con quasi dieci morti. Cinque anni dopo a Catanzaro il gotha mafioso siciliano viene processato e quasi tutti vengono assolti. Il 10 giugno del 1969 anche la Corte d’assise di Bari assolve l’intero clan dei corleonesi compreso Salvatore Riina, Luciano Liggio e Bernardo Provenzano. Giova fare una riflessione: se fossero stati condannati, la storia della mafia sarebbe stata scritta diversamente. Nel frattempo la guerra di mafia continua a mietere vittime a Palermo.

Negli anni 70-80 oltre ai mafiosi vengono assassinati magistrati, carabinieri, poliziotti e innocenti cittadini. Negli anni 80 Riina inizia la mattanza per conquistare manu militari il potere su Cosa nostra. Anni 90, la mafia mostra i muscoli con le stragi di Capaci (23 maggio 1992), via D’Amelio (19 luglio 1992), Firenze (la notte tra il 26 e 27 maggio 1993), Milano (27 luglio 1993), basilica di San Giovanni in Laterano e basilica di San Giorgio al Velabro (27 luglio 1993), Maurizio Costanzo (14 maggio 1993). E quindi chiedo agli esperti di mafia: quale apporto ha dato la Commissione antimafia dal 1962 al 1993 nella lotta alle mafie? Io non me ne sono accorto. Ero impegnato a contare i corpi delle persone ammazzate nelle vie e piazze di Palermo.

Epperò un gesto compiuto dall’ultima Commissione antimafia ha attirato la mia attenzione: il presidente della Commissione, senatore Nicola Morra, e altri componenti, sono stati immortalati a Catania sul luogo dove il 10 maggio 1996 fu ucciso l’ex mafioso, Luigi Ilardo, che Alessandro Di Battista in un’intervista alla figlia ha definito eroe: bontà sua.

Colgo l’occasione per dire ad Alessandro Di Battista che nessun mafioso può essere considerato eroe, neanche Leonardo Vitale, ossia il primo pentito di mafia che il 29 marzo 1973 si presentò spontaneamente alla Squadra mobile di Palermo (fu ascoltato dal dottor Contrada) accusandosi di omicidi e raccontando com’era organizzata Cosa nostra. Fece anche il nome di Salvatore Riina. Non chiese regali o prebende.

Il Vitale non fu creduto e lo condannarono a 25 anni di carcere, ma essendo stato considerato pazzo fu rinchiuso in un manicomio criminale per sette anni. Il dottor Giovanni Falcone lo cita negli atti del maxiprocesso: “Scarcerato nel giugno 1984 fu ucciso dopo pochi mesi, il 2 dicembre, mentre tornava dalla messa domenicale. A differenza della Giustizia dello Stato, la mafia percepì l’importanza delle sue rivelazioni e lo punì inesorabilmente per aver violato la legge dell’omertà. È augurabile che, almeno dopo morto, Vitale trovi il credito che meritava e che merita”.

Invero, Luigi Ilardo non può essere considerato un eroe: egli è stato un esponente di primo piano della mafia e che per il suo omicidio sono stati condannati all’ergastolo, mandanti ed esecutori con sentenza passata in giudicato. Qualcuno ipotizza che l’omicidio sia scaturito forse anche a seguito della sua volontà espressa ai magistrati di collaborare con la giustizia, oltre che ai moventi in sentenza. E poiché in tanti affermano che l’omicidio Ilardo è “Un delitto di Stato”, mi auguro che si riaprono le indagini per fugare ogni dubbio.

La Commissione antimafia ha ritenuto compiere l’omaggio a Ilardo, nulla quaestio anche se non condivido. Ma mi avrebbe fatto immensamente piacere se la stessa Commissione fosse andata sul luogo dove fu strangolato e sciolto nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo e nell’altro luogo dove fu ucciso il piccolo Claudio Domino. Questi due bambini non sono eroi, ma di sicuro martiri della violenza dell’uomo.

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