Era stato battezzato il giallo della Magliana: un pr, registrato all’anagrafe come Francesco Vitale ma conosciuto come Ciccio Barbuto, precipita da un palazzo nel quartiere romano lo scorso 22 febbraio, e muore. Poco prima aveva chiamato la compagna: “Amore è finita, è finita. Salutami il piccolo”. Ma quello che all’inizio era sembrata una storia dai contorni ancora sfumati sta assumendo sempre più consistenza. Gli inquirenti che indagano sul caso, scrive Repubblica Roma, hanno ricostruito la vicenda: dietro al sequestro di Vitale c’era una richiesta di riscatto da mezzo milione di euro. Una cifra che equivaleva “al debito di droga che aveva accumulato con il narcos albanese Elvis Demce“. E per sollecitare il pagamento, i sequestratori avrebbero contattato i famigliari del rapito che, in un estremo tentativo di fuga, è precipitato dal quinto piano del palazzo dove si trovava ostaggio. I carabinieri lo hanno ritrovato intorno alle 11 del mattino, senza documenti, e lo hanno riconosciuto solo grazie alle impronte digitali.

Barbuto era arrivato a Roma da Bari con la fidanzata il giorno prima, proprio per incontrare i suoi creditori. Ma l’appuntamento si è trasformato in un sequestro: coinvolti Sergio Placidi, detto “Sergione”, che lo avrebbe portato in un appartamento dove è stato picchiato e torturato, insieme a Daniele Fabrizio, detto “Saccottino”, e ad altre due persone. Placidi e Fabrizio sono stati arrestati, mentre gli investigatori stanno ancora cercando le altre due persone. I quattro avevano imposto a Vitale l’ultimatum: il debito doveva essere saldato entro le 8 del 22 febbraio. Quindi hanno chiamato i famigliari per fare pressione sulla quota da riscuotere, e Barbuto chiama la fidanzata chiedendole di salutare il figlio e dicendole: “Ormai è finita”. E quando è rimasto soltanto con uno dei due sequestratori ha cercato la fuga, lanciandosi dal palazzo. M è sull’asfalto che è stato ritrovato senza vita.

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