È un trend lanciato di recente su TikTok. È la “Sindrome della ragazza fortunata” o Lucky Girl Syndrome. Si basa sull’idea che basti auto-convincersi che le cose nella vita andranno sempre bene per farle andare davvero nel modo giusto e ottenere tutto ciò che si desidera. Un concetto che sembra fare riferimento al pensiero positivo, alla capacità di orientare i pensieri in modo ottimistico per raggiungere così i propri obiettivi. Ma in questo caso siamo di fronte a qualcosa di diverso e, forse, più rischioso. “Un atteggiamento positivo ha sicuramente un’influenza su una parte di quello che facciamo. Come quando ci presentiamo a un colloquio di lavoro con un atteggiamento entusiasta”, ci spiega la dottoressa Sara Zamperlin, psicologa psicoterapeuta, sui social come @unapsicologadavantialloschermo. “E con più probabilità, grazie a questa atteggiamento, si otterrà un riscontro positivo in chi ci dovrà valutare”. La sindrome della ragazza fortunata sembra però qualcosa di diverso e meno funzionale allo sviluppo di un’attitudine costruttiva. “C’è infatti una profonda differenza”, continua l’esperta. “Parlare di atteggiamento positivo non significa negare l’imprevedibilità di alcuni aspetti della realtà che non sono sotto il nostro controllo. In questo caso invece, si parla di influenzare la fortuna, ossia di un pensiero illusorio, quello di ‘controllare l’incontrollabilità’, che non ha a che fare con la consapevolezza che esistono delle conseguenze rispetto ai nostri comportamenti o alle nostre scelte e che in una certa misura possono influenzare la realtà”.

In altre parole, si nega una parte della realtà.
“Esattamente. Ed è un po’ come è successo con il lockdown, quando si diffuse quella sorta di mantra, ‘andrà tutto bene’, che sicuramente nasceva da un profondo bisogno di rassicurazione sul futuro, da un senso di impotenza, di fragilità e imprevedibilità. Quella frase esprimeva un modo illusorio di negare tutto questo”.

La sindrome della ragazza fortunata sembra quindi un segno di questa epoca più recente.
“Sì, perché contare sulla fortuna può in qualche modo essere la risposta (illusoria) a un senso di incapacità nell’affrontare le sfide della vita, che può anche non essere consapevole. Le dico di più: questo fenomeno è molto coerente con la cultura occidentale in cui ciò che è negativo viene rimosso, fatto fuori”.

Il fatto che questa “sindrome” venga diffusa da note influencer, quali altri effetti può provocare?
La rende più pericolosa. Prima di tutto perché influenza un numero di followers che, almeno in buona parte, tende a idealizzare queste figure e potrebbe anche non possedere strumenti che mettano in discussione ciò che questi personaggi comunicano. Quando poi si scopre che la fortuna non si può controllare, il rischio non è di mettere in discussione quell’approccio, ma se stessi. Arrivando a dirsi ‘sono una persona sfortunata, non ho saputo mettere in pratica questa attitudine’, e ciò può andare ad acuire un grande senso di inadeguatezza e incapacità”.

Come ridurre questo tipo di condizionamento?
“Bisogna cerca di occuparsi delle difficoltà e delle emozioni negative che avvertiamo in noi stessi, non si deve rimuoverle ma farle emergere per coglierne il reale significato. È fondamentale smettere di paragonare le proprie vite a quelle degli altri che appaiono nei social, comprese le persone che conosciamo. Piuttosto, prendiamo le distanze da quelle immagini perfette e patinate, che possono destare ammirazione o invidia. Per sfruttare poi in modo costruttivo anche queste emozioni”.

In che modo?
“Domandiamoci quale elemento di insoddisfazione della nostra vita suscita il senso di invidia o di ammirazione. In altre parole, spostiamo la nostra attenzione dalla vita degli altri per portarla alla nostra. In questo modo possiamo attivarci per superare il senso di insoddisfazione. La chiave di volta è arrivare a sentirsi attivi e responsabili per superare un senso di impotenza rispetto a determinati ostacoli, senza cadere nell’idea che siamo incapaci di affrontare la vita in generale”.

Come orientare la nostra mente in modo positivo e nello stesso tempo non essere tentati dalla ricerca di facili soluzioni?
“Innanzitutto, occuparsi di sé e dei propri bisogni. È bene concedersi piccoli momenti di piacere e di benessere che ci aiutano a entrare in contatto con un atteggiamento più positivo. In più, puntare la nostra attenzione su tutto quello che può migliorare la nostra vita è un modo per cominciare a piacerci di più. E ancora, ricordarci che la perfezione non esiste, nonostante sia ostentata nei social: pensare sia possibile raggiungerla, da una parte ci rassicura, illudendoci, e dall’altra, se facciamo paragoni con la nostra vita, ci fa sentire da schifo. Infine, se persiste in noi un pensiero negativo, spesso accompagnato da vissuti che ci deprimono, da una scarsissima autostima, il mio consiglio è di rivolgersi a uno psicoterapeuta, perché non ci sono facili soluzioni per scardinare queste sensazioni”.

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