Cinque teatri da Sud a Nord, uniti nella Giornata Internazionale della Donna per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi del lavoro, della maternità e dei diritti negati.
E io sono dalla parte di Ippolita Di Majo, storica dell’arte, co-sceneggiatrice di Mario Martone, autrice del testo potente Callforwomen, è ideatrice, insieme a Roberto Andò (regista e direttore artistico dello Stabile di Napoli) del fil rouge che lega lo Stabile di Torino, il Teatro Biondo di Palermo, il Franco Parenti di Milano e il Teatro di Roma. Quattro attrici per ogni palcoscenico che danno voce e anima al manifesto dei diritti #callforwomen.

Al Mercadante va in scena un quartetto straordinario formato da Valentina Bellè, Anna Ferzetti, Donatella Finocchiaro, Caterina Guzzanti. La regia è di Paola Rota. L’incasso dell’evento è devoluto a EvaLab, un laboratorio di moda confiscato alla camorra a Casal di Principe, gestito adesso da una cooperativa di donne coraggiose sopravvissute alla violenza maschile.

“Nel 2020 trentamila lavoratrici hanno dovuto abbandonare il loro posto solo perché avevano avuto un bambino: è inammissibile – spiega Ippolita – Ho provato una rabbia indicibile, ho pensato era meglio tirarla fuori questa rabbia E mi sono venute incontro quattro donne a cui ho voluto dare i nomi che Louisa May Alcott aveva dato alle sue Piccole donne. Ho avuto bisogno di tornare a una lettura dell’infanzia, tornare all’origine dei romanzi di formazione al femminile, per provare a dare corpo e parola ai personaggi che avevo in mente. E anche se le mie Meg, Giò, Emi e Bet sono molto diverse dalle Little women di Alcott, condividono con loro la convinzione che lavoro e realizzazione professionale sono alla base della formazione e della personalità delle donne. Ne hanno diritto come gli uomini“.

Ma io sono anche dalla parte di Laetitia Ky, artista e attivista, i suoi capelli, lunghi e ricci, diventano sculture: pugni alzati, mani, seni e ventri femminili, serpenti avvinghiati. Bella come una modella, è nata 27 anni fa in Costa d’Avorio, ha esposto alla ultima Biennale di Venezia, il film da lei interpretato Disco Boy ha appena vinto l’Orso d’Argento a Berlino e a Napoli nell’antico chiostro di “Made in Cloister” ha inaugurato la sua personale “Lo sguardo di Medusa”, potente e coinvolgente.

Sono dalla parte di Nasim Eshqi, nata e cresciuta a Teheran, campionessa di arrampicata, che ha avuto ill coraggio di restare perché “La rivoluzione è in ogni casa. Non c’è nessun allentamento delle proteste, è solo il regime a volerlo far credere”, è il j’accuse di Nasim. E sono dalla parte delle donne della numerosa comunità iraniana che hanno manifestato a Milano davanti alla sede del consolato della Repubblica Islamica. Sostengono la linea di Reza Pahlavi, primogenito del figlio dello scià, che guida l’opposizione verso un’apertura democratica e costituzionale dell’Iran del dopo regime.

Scende in campo Mario Filippo Brambilla di Carpiano, direttore del dipartimento di Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Unimeier, e amico personale della famiglia imperiale per difendere 3000 anni di cultura persiana. Al suo fianco la deputata di Fratelli d’Italia, Alessia Ambrosi, chiedono all’Europa di inserire i Guardiani della Rivoluzione (così si fanno chiamare i fondamentalisti) nella lista nera delle organizzazioni terroristiche internazionali.
Il futuro non è ancora rosa.

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