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Donne che pensano troppo, i consigli della psicologa di Yale: “Rimuginare non aiuta a fare chiarezza sul passato né a trovare soluzioni ai problemi”

In libreria Donne che pensano troppo, il bestseller planetario che ha aiutato milioni di donne a ritrovare una vita libera e felice - L'ESTRATTO IN ESCLUSIVA

di Ilaria Mauri

“Il mio cervello non si ferma mai.” Quante volte lo abbiamo detto o sentito dire? Molte donne conoscono fin troppo bene la sensazione di sentirsi soffocare da pensieri, emozioni, preoccupazioni che si accavallano fuori controllo. Che cosa sto facendo della mia vita? Cosa pensano gli altri di me? Perché non sono soddisfatta? Sarò abbastanza in gamba? Il mio compagno è ancora interessato a me? Perché mio figlio mi risponde male? Perché mi sento così frustrata e ansiosa? È per questo che “Donne che pensano troppo” di Susan Nolen-Hoeksema, che esce oggi in edizione rinnovata per Libreria Pienogiorno, è un bestseller in tutto il mondo, con più di due milioni di copie vendute. Pensare troppo – ruminazione è il termine corretto – è in effetti prevalentemente una tendenza femminile. Un’abitudine, o per meglio dire una trappola, che non contribuisce affatto a risolvere i problemi, anzi tiene la mente avviluppata in un circolo vizioso. Con conseguenze deleterie sull’umore, l’energia vitale, i rapporti interpersonali e persino la salute. Insomma, se è senz’altro vero che non pensare affatto non è caratteristica di cui si possa andar fieri, rimuginare non è cosa da intelligentoni.

Cosa c’è di sbagliato e nocivo nel pensare troppo? Innanzitutto, si parte da una considerazione che si rivela al fine del tutto errata, afferma Susan Nolen-Hoeksema, che è stata docente di psicologia alla Yale University e ha visto suoi studi sulla psicologia femminile insigniti dei più importanti riconoscimenti da parte delle più autorevoli istituzioni: “Si pensa che riflettere sulle cause delle nostre emozioni sia una cosa positiva. In fin dei conti, è quello che raccomandano molti libri di psicologia divulgativa. E sembra essere il motivo per cui si intraprende una psicoterapia. Il problema è che rimuginare non rivela i significati più veri e profondi della vita. Non aiuta a fare chiarezza sul passato né a trovare soluzioni ai problemi attuali. Invece, inquina la mente con la negatività al punto che ci si sente sconfitti ancora prima di iniziare; bloccati e demoralizzati, o si sprofonda sempre di più nella depressione”. Al contrario, disinnescare questi perniciosi meccanismi consente di riprendere in mano la propria vita, di caricarsi di energie positive, di azzerare gradualmente stress e ansia, migliorando in tal modo anche le relazioni con il partner, i figli, gli amici, i colleghi. C’è un motivo per cui alcuni libri, come questo, hanno un successo planetario, vengono continuamente tradotti e stampati, e consigliati con appassionato passaparola da donna a donna: “Perché funzionano” scrive Le Monde, “sono un concentrato di autostima e consapevolezza”. Per sperimentare, finalmente, la libertà di una mente serena.

Per gentile concessione di Libreria Pienogiorno, pubblichiamo l’introduzione di “Donne che pensano troppo” di Susan Nolen-Hoeksema.

Negli ultimi decenni, le donne hanno sperimentato una crescita senza precedenti per quanto riguarda l’indipendenza e le opportunità. Siamo più libere di scegliere quale tipo di relazione avere, se e quando fare figli, quale carriera perseguire e il nostro stile di vita: scelte che le generazioni precedenti non avrebbero mai neanche potuto sognare. Il progresso nelle scienze mediche ci ha rese più sane che mai e ci permette di vivere più a lungo. Abbiamo numerose ragioni per essere felici e sicure di noi stesse.

Eppure, non appena ci prendiamo una pausa dalle nostre attività quotidiane, molte di noi vengono sommerse da preoccupazioni, pensieri ed emozioni che si accavallano fuori controllo e ci risucchiano emozioni ed energie. Soffriamo di un’epidemia di ruminazione, prigioniere di un torrente di pensieri ed emozioni negativi che ci opprimono e interferiscono con la nostra quotidianità e il nostro benessere. Le nostre preoccupazioni riguardano quesiti fondamentali: chi sono? Che cosa sto facendo della mia vita? Cosa pensano gli altri di me? Perché non sono felice e soddisfatta? Le risposte a queste domande non sono facili né veloci, così cerchiamo, riflettiamo e ci preoccupiamo ancora di più. E man mano che il nostro stato d’animo sprofonda nella tetraggine, vediamo sempre più preoccupazioni, grandi e piccole: mio figlio si droga? Perché sono ancora incastrata in un lavoro senza prospettive? Come posso fare in modo che il mio compagno continui a interessarsi a me? Perché non riesco a essere più paziente con mia madre? Questi pensieri si alternano rapidamente seguendo il mutamento degli stati d’animo, ma di rado ci portano da qualche parte.

Anche eventi di scarsa importanza possono provocare ore o giorni di ruminazione e disagio: il tuo capo fa un commento sarcastico su di te e tu passi giorni a preoccuparti di cosa intendesse davvero, provando sensi di colpa e vergogna; un amico fa un commento sul tuo peso e tu continui a pensare al tuo aspetto e a quanto sia stato insensibile; il tuo compagno è troppo stanco per fare l’amore con te una sera, così rimani sveglia tutta la notte a chiederti cosa possa significare per la vostra relazione.

Questa epidemia di meditazione ossessiva è un disturbo di cui le donne soffrono più degli uomini. Le mie ricerche, infatti, hanno rivelato ripetutamente che le donne sono più inclini degli uomini a ruminare sulle cose e a rimanere incastrate nei loro pensieri.

Noi donne siamo capaci di rimuginare su tutto: il nostro aspetto, la famiglia, la carriera, la salute. Spesso sembra che faccia semplicemente parte dell’essere donna, come fosse un riflesso della capacità di prenderci cura degli altri.

Potrebbe essere in parte vero, ma rimuginare è anche tossico. Interferisce con l’abilità e la motivazione a risolvere i problemi, allontana amici e famiglia, e può compromettere la nostra salute emotiva. Le donne hanno il doppio delle probabilità di sviluppare depressione o ansia gravi rispetto agli uomini, e la tendenza a rimuginare sembra essere una delle ragioni per cui questo succede.

Non dobbiamo, però, cadere per forza in questo schema. Possiamo liberarci da questa epidemia di ipersensibilità ed elevata instabilità emotiva e imparare a riconoscere ed esprimere in modo appropriato le emozioni che proviamo. Le possiamo tenere sotto un ragionevole controllo, e affrontare in maniera efficace le situazioni che ci sconvolgono, mantenendo la calma e credendo nelle nostre capacità durante un conflitto, un momento di confusione, una tragedia o il caos. Mostrandoci forti davanti alle tempeste peggiori, possiamo diventare le registe della nostra vita emotiva.

Il primo passo verso la libertà è sfuggire alla morsa dei nostri pensieri in modo che non continuino a tirarci sempre più giù, fino a soffocarci. Il secondo è uscire dal fango e portarsi su un terreno più elevato, da dove si possono vedere le cose più chiaramente e fare le scelte giuste riguardo alla direzione che desideriamo la nostra vita prenda in futuro. Il terzo passo è evitare di ricadere nella trappola della ruminazione.

Ho scritto Donne che pensano troppo proprio per questo: per condividere con le donne le strategie che ho messo a punto per riuscire a fermare la valanga dei pensieri, riprendere il controllo della nostra vita e sentirci finalmente libere.

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