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Ultimo aggiornamento: 16:54 del 16 Febbraio 2023

Lite Telese-Gasparri a La7. “Lei ha votato Ruby nipote di Mubarak”. “Magistratura è un cancro di questo paese”. Boccia al senatore: “Scusati”

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Bagarre a L’aria che tira (La7) sull’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby Ter. Il giornalista Luca Telese incalza il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, sul voto che si tenne il 5 aprile 2011 alla Camera dei deputati, dove 314 parlamentari, tra i quali lo stesso Gasparri, Meloni e La Russa, votarono a favore della richiesta avanzata dal Pdl di sollevare davanti alla Consulta un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, al fine di chiedere alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla competenza del tribunale dei ministri per il processo che vedeva coinvolto l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Perché votò che Ruby fosse nipote di Mubarak? – chiede Telese a Gasparri – Ora, la conosco abbastanza bene per sapere che lei era certo che fosse una sciocchezza”.

Gasparri glissa parlando di ‘indagine illegale’, di ‘porcheria’ e di ‘accanimento giudiziario dei magistrati contro Berlusconi per una battaglia politica’. E aggiunge: “Io poi vorrei sapere con chi va a cena tutte le sere Telese”.
Il giornalista replica: “Glielo dirò, ma voglio sapere se lei pensava davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak”.
Il senatore risponde: “Noi non abbiamo votato sulle parentele, ma perché non ci dovesse essere un processo. E infatti è finito con un’assoluzione. Il nostro voto era giusto e lo rifarei 100 volte. Telese dovrebbe scusarsi. La magistratura è un cancro di questo paese, è una frangia politicizzata”.
Lo studio è visibilmente contrariato, ma Gasparri è senza freni: “Telese, impara il diritto. Tu hai torto nel fare l’aguzzino della bugia e noi avevamo ragione”.

Interviene anche il deputato del Pd, Francesco Boccia, che rivolge un invito al parlamentare del Pdl: “Sei uscito dai binari, quindi sarebbe il caso che ti scusassi. Sei andato oltre, è grave quello che hai detto. Se dobbiamo scontrarci o confrontarci in Parlamento per una riforma della giustizia facciamolo, ma mai come in questo momento i poteri dello Stato devono essere difesi dai rappresentanti delle istituzioni. E non accusati o dileggiati o, come in questo caso, addirittura infangati“.

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