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800 miliardi di euro per l’Europa e 100 miliardi solo per l’Italia. Ecco il conto della crisi energetica innescata dalla guerra

Tra aiuti a famiglie e imprese e riduzione del prelievo fiscale, i soli paesi dell'Unione europea hanno speso 681 miliardi di euro a cui si sommano i 103 miliardi della Gran Bretagna ed altri 8 miliardi della Norvegia 
800 miliardi di euro per l’Europa e 100 miliardi solo per l’Italia. Ecco il conto della crisi energetica innescata dalla guerra
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Quasi 800 miliardi di euro. Tanto è costata sinora alle famiglie e alle imprese europee la crisi energetica causata principalmente dall’invasione russa dell’Ucraina. La stima ripresa da Reuters, è del centro studi Brugel di Bruxelles. I soli paesi dell’Unione europea hanno speso 681 miliardi di euro a cui si sommano i 103 miliardi della Gran Bretagna ed altri 8 miliardi della Norvegia. Dopo che Mosca ha deciso di ridurre le sue forniture di gas all’Europa gli stati del vecchio Continente hanno si sono indirizzati verso approvvigionamenti alternativi, privilegiando i flussi dal Nord Africa o il ricorso alle spedizioni via nave di Gnl, il gas liquefatto che proviene principalmente da Stati Uniti e Qatar. Tuttavia sono forniture che hanno costi superiori a quelli tradizionalmente bassi dellla Russia. La Germania è in testa alla classifica delle spese, avendo stanziando quasi 270 miliardi di euro. Seguono Gran Bretagna, Italia e Francia. L’Italia, in particolare, ha speso sinora 99 miliardi di euro, il 5,6% del Prodotto interno lordo. La cifra tiene conto della spesa per ridurre l’Iva sul gas e degli aiuti erogati a imprese e famiglie a basso reddito.

Secondo gli analisti di Brugel i governi stanno ormai esaurendo i loro spazi fiscali e dovrebbero iniziare ad adottare misure più focalizzate sulla riduzione dei consumi piuttosto che su sussidi generalizzati. “Invece di misure di contenimento dei prezzi che sono di fatto sussidi ai combustibili fossili, i governi dovrebbero iniziare a promuovere più politiche di sostegno al reddito mirate alle fasce più deboli della popolazione e ai settori strategici dell’economia”, ha affermato l’analista Giovanni Sgaravatti. Il vice primo ministro russo Alexander Novak ha affermato oggi che le esportazioni di gas russo nel 2022 sono diminuite del 25% a 184,4 miliardi di metri cubi. Quelle del petrolio (la principale fonte di introiti per il Cremlino, ndr) sono invece aumentate del 7,6% raggiungendo i 242 milioni di tonnellate. Novak ha ribadito che la Russia non venderà più petrolio o prodotti petroliferi ai Paesi che aderiscono al price cap.

Ieri il ministro dell’Energia e delle Miniere algerino Mohamed Arkab, ha riportato che “L’Algeria ha fornito all’Italia oltre 25 miliardi di metri cubi di gas nell’anno 2022, con un incremento del 10%“. Il paese è così diventato il primo fornitore di Roma. “Abbiamo creato la nostra prima piattaforma energetica europea. Presto lanceremo il nostro programma di acquisto congiunto per circa 13,5 miliardi di metri cubi di gas. I mercati del gnl sono l’obiettivo principale del nostro programma e va da sé che si tratta di un’opportunità significativa per rafforzare ulteriormente i nostri legami energetici”, ha detto oggi la commissaria Ue all’Energia Kadri Simson nel corso della sua visita in Egitto.

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