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I miei sette trucchetti per evitare Sanremo (ma, se non riuscite, prendetelo con il ‘contagocce’)

I miei sette trucchetti per evitare Sanremo (ma, se non riuscite, prendetelo con il ‘contagocce’)
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Mission Impossible. Su qualsiasi canale Rai e dintorni si parla di lui, dell’onnipresente, del Festival e politica, Festival e questioni di genere, Festival e Costituzione, Festival e razzismo, Festival e i giovani, Festival e i vecchi, Festival e gli assenti, chi non c’è è come se ci fosse. Apri un giornale e non ti risparmiano le polemiche di Matteo Salvini, roso dall’invidia di non essere invitato come immancabile presenza istituzionale. Smanetti un social e ti ritrovi Chiara Ferragni versione finto nude sul palco dell’Ariston, magrissima. Rimbalzi su TikTok e i calci di Blanco sono già un cult. Vallo a spiegare a tuo figlio quando prenderà a calci la fioriera del balcone perché non lo ascolti.

Così vi propongo sette trucchetti per evitare Sanremo:
1. Pensati un altrove. E se puoi vacci
2. Non avere il televisore, come me. Anche se come Fedez sono un contribuente. Ma non lo canto ai quattro venti
3. Tanto so già chi vince. Ma non voglio attuare lo spoils system. Shhh, non ditelo a nessuno
4. Approfittare di una prima teatrale. Dopo il Faust al Teatro SanCarlo, stasera al Teatro Sannazaro la mirabile visione di Cristina Donadio, la Isabelle Huppert del teatro made in sud, con Marguerite (Duras). Nelle stesse ore in cui si materializza Carla Bruni sul palco dell’Ariston. Pardon, adesso si chiama “Glass Studio” perché assomiglia a una navicella mega galattica. Domani raccontatemelo voi se l’ex première dame ha voce o fa soltanto versi.
5. Fatti, rifatti e strafatti. Dai lifiting alle dentiere. Ma non spariamo sulla Croce Rossa
6. Avere un amico che si chiama Mino Cuciniello che prepara un ragù da urlo e lo apparecchia insieme alla Finalissima di Sanremo nel salotto allestito come un teatrino di corte
7. Resistete, resistete e non perdetevi le “fiorellate” anche se è quasi l’alba.

Oppure prendete il festivalone con il contagocce, come fa Armida Filippelli, filosofa e assessore alla Formazione professionale alla Regione Campania: “Si impone come fenomeno nazional popolare capace di trattare temi alti, Costituzione e diritti civili insieme alla musica pop. Non bisogna perderselo, soprattutto perché la maggioranza di governo si è messa all’opposizione di Sanremo”. The Show must go on, mentre ripenso alle notti insonni, curva sul “Vezio Crisafulli – Lezioni di Diritto Costituzionale” per passare l’esame a Giurisprudenza. Una roba mica da ridere. Ma poi ho cambiato indirizzo pensando addirittura di fare la comica. Invece ho fatto la giornalista.

È un festival di contrasti dai vocalizzi un po’ stridenti, ma forse sarà il vecchio televisore anni ’90 di mia madre che avrà la membrana degli altoparlanti bucata. Ancora Lei, la Ferragni, bella e banale annuncia Mr Rain che però non è Achille Lauro, anche se gli somiglia. “Cambiare tutto affinché nulla cambi”, tranne il conduttore/condottierio sembra il motto del Festival di Sanremo.

Sanremo si accredita come la vera fashion week per look sfavillanti che osano, al netto degli smoking di Ama(deus). Troppe paillettes sembrano alberi di natale fuori stagione, ma Gai Mattiolo si sarà ispirato al cult movie: Priscilla, la regina del deserto?

N.b. A me basta la pennellata di ironia di Guido Ciompi, architetto/designer e illustratore per hobby. Queste in esclusiva per il Fatto Quotidiano.

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