A 9 mesi dall’amministrazione giudiziaria disposta dal Tribunale di Milano, è stato previsto un piano di assunzioni con l’ingresso di circa 200 lavoratori per Schenker Italia. Ma anche la chiusura del versante tributario col versamento di circa 10 milioni di euro al Fisco. Anche in virtù di questi due passi avanti si concluderà a breve la procedura di amministrazione giudiziaria che era stata disposta, nel maggio dello scorso anno per il ramo del colosso tedesco della logistica e dei trasporti, per presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta. Si è tenuta ieri, infatti, davanti ai giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, l’ultima udienza in cui è stato illustrato quanto fatto dall’azienda in questi mesi. “Impressiona l’estrema cedevolezza manifestata da plurimi esponenti di Schenker Italia nel relazionarsi con una persona di questo spessore delittuoso e nell’agevolarne l’attività” avevano scritto i giudici nel provvedimento.

Al management di Schenker Italiana era stato affiancato un ‘commissario’, su decisione dei giudici Rispoli-Cernuto-Spagnuolo Vigorita e su richiesta del pm Paolo Storari, per la “bonifica dei contesti inquinati” e per verificare se esistevano “altre forme di infiltrazione”. Dalle indagini dei Carabinieri di Como e del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Milano, era emerso all’epoca che Nicola Bevilacqua, affiliato alla ‘ndrangheta del clan Mancuso, intestando una società alla moglie, si sarebbe infiltrato nei subappalti della filiale del gruppo di proprietà delle Ferrovie tedesche Deutsche Bahn. “Anche in Schenker, volevano mandare via tutti! E prendersi tutti i posti loro!”, diceva intercettato il cognato riferendosi a Bevilacqua e al figlio.

Le indagini su Schenker Italia erano scattate dopo un sequestro di quasi 30 chili di cocaina eseguito il 15 marzo 2020 al porto di Dover”, in Gran Bretagna. Droga che era nascosta “all’interno di un tir contenente i bancali di derrate alimentari caricati due giorni prima” alla filiale di Guanzate (Como) dell’impresa italiana che fa parte del colosso tedesco della logistica. Le Fiamme gialle del Gico e i carabinieri di Como avevano raccolto la testimonianza di un responsabile delle spedizioni della società. Ed è così che eranoemersi i “rapporti commerciali” tra Schenker Italia e un condannato per associazione mafiosa ed estorsione aggravata e considerato affiliato della ‘ndrina Mancuso di Limbadi: rapporti “radicati da tempo”. Ed emergevano “rischi” che i trasporti della Schenker fossero “coinvolti” in traffici di droga, anche perché nel camion sequestrato a Dover c’erano pure “cinque bancali di prodotti caseari che la Fiuto Autotrasporti”, azienda riconducile a Bevilacqua e intestata a sua moglie Anna Fiuto, “aveva prelevato il giorno prima, per conto di Schenker, da un’azienda in provincia di Piacenza e portato a Guanzate per l’esportazione in Inghilterra“.

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