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Sanremo 2023, il trio Morandi Ranieri Albano evita l’effetto Villa Arzilla: l’entusiasmo è genuino

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Oggi partiamo dal peggio – o meglio, da quello che ci ha un po’ deluso, soprattutto dopo le premesse. Già, perché le premesse sono state davvero intriganti. Era quasi l’una di notte quando Amadeus ci ha guardato negli occhi (sguardo in macchina, si dice propriamente) e ha cominciato ad ammonirci in modo decisamente convincente: adesso arriva una cosa forte per cui non fate i moralisti, non venite poi a lamentarvi, cambiate canale o spegnete, e andate a dormire, tanto è quasi l’una di notte, non state lì per protestare il giorno dopo; io vi ho avvertito. Dopodiché, dopo questo breve monologo, uno dei migliori di queste prime giornate di festival, lo spettatore è autorizzato ad aspettarsi un’iradiddio, la fine del mondo. E invece il buon Angelo Duro ci strappa qualche risata, ma se il massimo della trasgressione è mostrare il suo corpo nudo senza tatuaggi per essere anticonformista o dimostrare con ampia argomentazione che andare a putt*ne salva il matrimonio e l’amore dei figli, a me non pare che abbiamo scoperto l’erede di Lenny Bruce. Voi che ne dite?

Tra i motivi di soddisfazione metto il trio canoro Morandi, Ranieri e Al Bano. Qui il meccanismo è opposto al caso precedente: francamente temevo molto questo momento, il rischio di nostalgia canaglia, di imbarazzante giovanilismo, di un doloroso effetto Villa Arzilla era forte. Invece, a parte l’eccesso finale di Al Bano, i tre hanno fatto bene il loro compito (Morandi il migliore): belle canzoni, entusiasmo genuino e quando qualcuno chiedeva alla platea di finire una strofa della sua canzone, gli spettatori rispondevano a gran voce e a tono. Non solo quelli in prima fila che si devono esibire, ma anche più indietro fino a un ribollente loggione. E’ una cosa che non riesce quasi mai ma che quando avviene, come ieri sera, senza forzature, ripreso da veloci, fantasiosi movimenti delle telecamere, garantisce davvero un bello spettacolo.

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