Tra le immagini del devastante terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, hanno alimentato dubbi e teorie alcuni video che mostrano una serie di lampi in cielo durante il sisma. Sui social molti utenti si sono chiesti se fossero collegati alle scosse o se, invece, fossero indipendenti, una coincidenza. La risposta è arrivata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv): si tratta delle luci sismiche, fenomeni luminescenti che possono essere osservati anche a grandi distanze dall’epicentro di terremoti di elevata energia e possono anche anticipare le scosse di alcuni mesi.

Il fenomeno, nonostante sia noto da secoli, ancora non è stato perfettamente compreso dagli studiosi. Sono molte e discusse le teorie che lasciano scettici gli esperti. Secondo alcuni non c’è una prova certa che colleghi queste luci ai terremoti. I geofisici, come si legge sul sito dell’USGS, Istituto Geologico degli Stati Uniti, hanno idee contrastanti dovute al fatto che non è ancora stata trovata una correlazione chiara tra durata, epicentro e fulmini nel cielo. Per altri, invece, esistono delle condizioni fisiche che spiegherebbero il fenomeno.

“Benché effimero – scrivono i ricercatori dell’Ingv – il fenomeno è noto da secoli”. Già duemila anni fa, infatti, Plinio il vecchio nella sua opera Historia Naturalis descrisse un evento luminoso, avvenuto durante il terremoto di Modena dell’91 a.C. Anche i secoli successivi sono ricchi di testimonianze sull’argomento. Ma la narrazione di questi eventi è sempre rimasta sospesa tra leggenda e realtà.

“In tempi recenti – continuano sul sito dell’Ingv – la letteratura del settore si è arricchita dei molti lavori di rassegna e di reportistica su questi fenomeni, osservati nelle varie parti del mondo in cui più frequentemente si verificano terremoti di magnitudo superiore a 5, come Canada, Messico, Grecia, Perù, Giappone, Nuova Zelanda e Italia (con i terremoti dell’Irpinia del 1930, del Friuli del 1976, di L’Aquila nel 2006 e dell’ultima sequenza Amatrice, Visso, Norcia nel 2016-2017)”.

Nel tempo sono state descritte diverse forme di fenomeni luminosi: “Globi luminosi di varia forma, colore e grandezza – spiegano dall’istituto di geofisica -. Lampi per lo più bianchi o tendenti al blu, fasci di luce di vario spessore con luce molto intensa, nubi diffuse simili alle aurore con sviluppo orizzontale e simili a fiammelle”. Oltre l’ipotesi storica che richiama la generazione di campi elettrici intensi, creati da meccanismi piezoelettrici e piezomagnetici a seguito dei movimenti tettonici di rocce contenenti quarzo, alcuni recenti modelli suggeriscono che la generazione delle luci sismiche possa coinvolgere la ionizzazione dell’ossigeno contenuto in alcuni tipi di rocce (dolomite, riolite, ecc.) a seguito dello stress prima e durante un terremoto.

Gli ioni sarebbero in grado di attraversare strati di roccia, preferendo un cammino attraverso le fessurazioni interne alla roccia stessa, e una volta raggiunta l’interfaccia terreno – atmosfera, potrebbero addirittura ionizzare piccoli volumi di aria, trasformandoli in pacchetti di plasma emettenti luce. Alcuni esperimenti di laboratorio hanno confermato che specifici campioni di roccia innescano questo meccanismo di ionizzazione interna se sottoposti a elevate pressioni. Altre ricerche hanno, invece, evidenziato che la probabilità di generare luci sismiche possa dipendere dall’angolazione della faglia, con un loro aumento nel caso di faglie subverticali o quasi verticali. In ogni caso, confermano gli esperti, la strada per comprendere definitivamente questi fenomeni sembra ancora lunga e tortuosa.

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