La corsa dei prezzi rallenta ancora a gennaio grazie al raffreddamento delle quotazioni dell’energia. Ma il bicchiere è mezzo vuoto: stando alle stime preliminari dell’Istat, l’inflazione resta comunque a doppia cifra: +10,1%. Contro una media dell’Eurozona che si ferma all’8,5%. Non solo: l’“inflazione di fondo”, cioè quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi a cui guarda la Bce per decidere le sue mosse di politica monetaria, continua a salire. Passando da +5,8% del mese
precedente a +6%. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, quello di cui tiene conto l’Eurostat perché consente un paragone con gli altri Paesi, è al 10,9%: in forte calo rispetto al 12,3% di dicembre, ma altissimo se si confronta con il 5,8% della Spagna e il 7% della Francia dove pure il tasso è in lieve aumento. Nessun altro grande Paese Ue registra al momento un’inflazione a doppia cifra (diffusa invece nell’Est Europa). L’ovvia conseguenza, se si considera il parallelo calo dei salari reali, è che le famiglie sono sempre più in difficoltà: secondo Altroconsumo un italiano su tre versa in una condizione economica difficile. Il 37% del campione intervistato ha dovuto far ricorso ai risparmi accumulati, come testimoniano anche i dati di Bankitalia sull’andamento dei depositi nella seconda metà del 2022.

Un tasso di inflazione del 10,1% equivale a una “netta attenuazione” rispetto all’11,6% di dicembre, annota l’Istat, ma si tratta comunque di un livello che non si registrava da settembre 1984. Perché, nonostante l’inversione di tendenza dei beni energetici regolamentati, rimangono “tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo”. Inoltre i prezzi del gas sul mercato libero sono ulteriormente aumentati rispetto al mese prima. E in aggiunta accelerano i prezzi del gasolio per mezzi di trasporto (+13,9% sull’anno, +4,6% il congiunturale) e della benzina, che “inverte la tendenza, salendo da -2,7% a +2,4%” (+5,8% sul mese). Come è noto i prezzi dei carburanti sono stati oggetto di forti tensioni politiche dopo che il governo Meloni non ha rinnovato lo sconto sulle accise in vigore fino a fine dicembre e ha incolpato degli aumenti la “speculazione“. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,2%), mentre per i servizi c’è un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%).

Da un sondaggio di Altroconsumo emerge che, in questo quadro, il 42% del campione intervistato trova in difficoltà a pagare le bollette mentre il 20% acquista meno prodotti alimentari. Cambiano anche le abitudini legate al cibo, con il 20% delle persone che compra meno prodotti alimentari: il 31% acquista meno carne e pesce, mentre il 16% riduce il consumo di frutta e verdura. Il 37% attinge ai risparmi accumulati per affrontare le necessità della quotidianità. Se ad aprile dello scorso anno la quota di persone non in grado di accantonare alcun risparmio alla fine del mese era al 31%, a dicembre la percentuale è salita al 41%.

I dati confermano che l’inflazione “penalizza ulteriormente le famiglie più fragili: il 44% di coloro che si trovano in una situazione economica già compromessa ha avvertito un grande impatto negativo sulla propria qualità di vita“. Il 57% afferma di aver rinunciato a molte attività culturali, mentre il 59% ha ridotto il budget destinato a viaggi e vacanze. Solo il 2% delle persone sostiene di non aver cambiato alcuna abitudine, né di aver tagliato le spese per il tempo libero.

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