Carlo Nordio si mette la sordina. Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, il ministro della Giustizia si limita a un discorso breve, istituzionale e paludato, ben distante dalle sparate provocatorie a cui ha abituato nei primi mesi in via Arenula. Non parla di intercettazioni nè di separazione delle carriere, non attacca gli ex colleghi magistrati, ma promette “leale collaborazione” e “costruttivo dialogo con tutti gli attori” del sistema giustizia, “nel rispetto delle prerogative di ciascuno”. Non entra nel merito delle prospettiva di riforma, ma assicura che ogni nuovo progetto di legge “si comporrà attraverso l’ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, avvocatura, accademia e magistratura”. L’unica apertura al dibattito la fa riprendendo una frase di Sergio Mattarella che due giorni fa, durante la cerimonia di insediamento del Csm, era sembrata rivolta proprio a lui: “L’autonomia e indipendenza della magistratura costituisce un pilastro della nostra democrazia garantito dalla Costituzione, come lei ha ricordato. Se non credessi nella sacralità di questi principi, non avrei indossato la toga, come credo di aver fatto, con dignità e onore”, rivendica davanti al presidente della Repubblica, seduto in prima fila nell’aula magna del Palazzaccio.

La “svolta moderata” del ministro fa felice anche l’Anm, il sindacato dei magistrati: “Mi sono compiaciuto di queste parole del ministro che ha riconosciuto l’intangibilità di un principio, l’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, che va assicurato quale che sia l’assetto delle riforma a cui si guarda. Se ci ritroviamo sui principi, non posso che essere felice e ottimista sul fatto che il dialogo e il confronto, che spero che il ministro vorrà avere anche con noi, non possa che segnare un momento di costruzione”, fa sapere il presidente Giuseppe Santalucia. Insomma, un Nordio quasi inedito, frenato dalle polemiche scoppiate dopo i suoi attacchi alle intercettazioni e ai pm antimafia propio nei giorni dell’arresto di Matteo Messina Denaro, che avevano imbarazzato parecchi anche all’interno della maggioranza. Tanto che sceglie di esordire proprio ricordando “la brillante operazione che ha condotto all’arresto del più pericoloso latitante mafioso”, ringraziando “la magistratura e le forze dell’ordine che con tenacia e competenza hanno conseguito questo storico risultato”, anche grazie alle intercettazioni che lui vorrebbe smantellare. E promette “un ciclo di concorsi per assicurare il costante reclutamento e il più celere ingresso del personale di magistratura”, rassicurando il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio, che poco prima aveva ricordato come all’organico manchino 1458 giudici e pm, una scopertura del 13,7%, che è “determinante per il sistema”, dal momento che “nei Paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa ci sono in media 22 giudici togati ogni 100mila abitanti, in Italia solo 12. Particolarmente significativo”, ha aggiunto Curzio, “il confronto con la Germania, in cui ci sono 25 giudici togati ogni 100mila abitanti, più del doppio che da noi”.

La cerimonia è stata anche l’occasione per l’esordio pubblico di Fabio Pinelli, l’avvocato vicino alla Lega eletto poche ore prima vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (il primo di sempre indicato dal centrodestra). Anche lui cita le parole dei giorni scorsi di Mattarella: “Sento, in questo momento e in questa sede, tutta la responsabilità del compito appena affidato a tutti i nuovi consiglieri, e a me che oggi li rappresento. Sono, e siamo tutti, consapevoli della delicatezza della funzione che siamo chiamati a svolgere: garantire l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario, pilastro – come ci ha ricordato il presidente della Repubblica – della nostra democrazia”. Ma fa un assist al governo quando promette che il nuovo Csm si batterà per “l’ideale del magistrato che noi riteniamo debba essere perseguito: il magistrato che si distingua per il rigore professionale, per il riserbo in tutti i comportamenti, e per il rispetto della dignità delle persone. L’esercizio del potere giudiziario deve sempre compiersi nel rispetto della sottoposizione alla legge del magistrato e nella piena tutela della dignità della persona”. E promette: “Parleremo poco e lavoreremo tanto. Dovranno parlare i fatti. Credo ci sia bisogno, innanzitutto, di questo”.

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