Balzano del 70% i ricavi dalla vendita di fertilizzanti della Russia nel 2022. Nonostante una modesta diminuzione delle quantità vendute, scese del 10%, l’incremento dei prezzi ha fatto sì che Mosca incassasse nei primi 10 mesi dello scorso anno 16,7 miliardi di dollari. I dati, pubblicati dal Financial Times, sono stati elaborati dalla Fao (food and agricolture organisation) e smentiscono le previsioni di un crollo di questi incassi come conseguenza della guerra in Ucraina. I fertilizzanti sono comunque per ora esentati dalle sanzioni occidentali per assicurare la sicurezza alimentare globale, la Russia è infatti il più importante esportatore di fertilizzanti al mondo. Tuttavia le difficoltà nell’assicurare i carichi avrebbero potuto provocare problemi nelle normali spedizioni. Al contrario le vendite russe sono addirittura aumentante verso paesi come India, Vietnam e Turchia. I fertilizzanti russi sono divenuti ancora più richiesti dopo che gli alti prezzi del gas (utilizzato nel processo produttivo) hanno spinto alcuni produttori europei a sospendere l’attività.

Gli incassi russi potrebbero iniziare a scendere come portato del ridimensionamento delle quotazioni del gas, passato dagli oltre 300 euro al megawattora di fine estate agli attuali 63 euro, dinamica favorita da un inverno insolitamente mite e dall’arrivo in Europa di abbondanti forniture di gas liquefatto (gnl) trasportato via nave. Tuttavia il dato ripropone un tema di fondo sollevato da alcuni osservatori già in occasione del varo dell’embargo sul petrolio russo. Di fatto l’apparato sanzionatorio concede alla Russia diverse scappatoie e la possibilità di continuare ad incassare flussi di denaro sufficienti per finanziare una “never ending war” (una guerra senza fine) in Ucraina.

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