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Palestina, da inizio 2023 sono 12 le persone uccise dall’esercito israeliano. Nel 2022 le vittime sono state 220

Tra le vittime c'è anche  Samir Aslan, 41 anni che ha cercato di opporsi all'arresto del figlio di 17 anni da parte dell'esercito di Israele nell'ambito di un raid che ha portato in carcere 15 giovani. L'uomo, che non era armato, è stato colpito in pieno petto
Palestina, da inizio 2023 sono 12 le persone uccise dall’esercito israeliano. Nel 2022 le vittime sono state 220
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Sono saliti a 12 i palestinesi uccisi dall’inizio dell’anno, alcuni sono minorenni. Il dato di questo primo scorcio del 2023 segue un 2022 tragico in cui si sono contate 220 vittime (33 bambini), 167 delle quali in Cisgiordania. Nelle ultime 24 ore i morti sono tre. Si tratta dei combattenti palestinesi Ezzeddin Hamamra (24 anni), e Amjad Khalilyah (23 anni) sono stati uccisi dal fuoco di soldati israeliani a sud di Jenin. Yaazan Al Jabari è morto invece ieri per le ferite riportate dieci giorni fa sempre nella zona di Jenin. Lo scorso 5 gennaio è morto il 16enne Amer Abu Zaitun, ucciso nel campo profughi di Balata (Nablus) durante una incursione dell’esercito israeliano. Due giorni prima l’esercito israeliano aveva sparato al 15enne Adam Issam Shaker Ayyad durante un raid nella citta di Betlemme, uccidendolo con un colpo sparato al torace.

Tra le vittime c’è anche Samir Aslan, 41 anni che ha cercato di opporsi all’arresto del figlio di 17 anni da parte dell’esercito di Israele nell’ambito di un raid che ha portato in carcere 15 giovani. L’uomo, che non era armato, è stato colpito in pieno petto. Poco dopo sono stati uccisi il venticinquenne Habib Kamil di Qabatiya (Jenin) e il 18 enne Abdel Hadi Nazal, secondo quanto afferma l’Israel defence force nell’ambito di un’operazione per arrestare un uomo che aveva pianificato alcuni attacchi. Un altro palestinese è stato ucciso nei pressi di Hebron dopo che aveva ferito con un coltello un israeliano.

In Israele è da poco in carica quello che viene definito il governo più a destra di sempre guidato da Benjamin Netanyahu e con forze politiche estremiste e fondamentaliste nella maggioranza. Tra i primi provvedimenti c’è stato l’ordine alla polizia di rimuovere le bandiere palestinesi dai luoghi pubblici. “Ho ordinato alla polizia israeliana di far rispettare il divieto di sventolare qualsiasi bandiera dell’OLP che mostri l’identificazione con un’organizzazione terroristica dalla sfera pubblica e di fermare qualsiasi istigazione contro lo Stato di Israele”, ha annunciato su Twitter il ministro Ben-Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit.

Ieri è stato presentato il primo Rapporto della relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, sui diritti umani in Palestina, promosso dalla rivista Altreconomia in
collaborazione con il senatore Tino Magni (AVS) e con Amnesty International Italia. Il Rapporto ha mostrato tra l’altro come l’occupazione israeliana “violi la sovranità territoriale palestinese, sequestrando, annettendo, frammentando il territorio occupato, e trasferendovi la propria popolazione civile nel territorio occupato e mantenendovi una presenza militare”

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