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“Spare”, la traduttrice del libro di Harry rivela: “Non doveva saperlo nessuno, parlavo in codice. Avevo tre password per cambiare una parola sola”

Sara Crimi è una delle quattro traduttrici che ha curato per Mondadori l'edizione italiana dell'autobiografia del principe Harry: “Gli accordi di non divulgazione erano stringenti” confessa al “Corriere di Bologna”

di Emanuele Corbo

È il libro di cui tutti parlano. Spare – Il minore, l’autobiografia del principe Harry d’Inghilterra pubblicata il 10 gennaio nel mondo anglosassone e in quasi tutta Europa, è sulla bocca di mezzo mondo e possiamo già dire che sia il caso editoriale dell’anno. Eppure per mesi le traduttrici che hanno lavorato all’edizione italiana per Mondadori hanno dovuto tenere le bocche cucite con chiunque, familiari inclusi. Un’impresa titanica, probabilmente più del lavoro stesso sulle oltre 500 pagine del volume. “Avevo tre password anche per cambiare una parola sola. In Mondadori fino a ieri nemmeno l’ufficio stampa aveva il permesso di leggerlo” spiega all’edizione bolognese di Repubblica Sara Crimi, una delle quattro persone incaricate di tradurre nella nostra lingua l’opera originale.

L’ACCORDO DI NON DIVULGAZIONE – Sara Crimi ha lavorato sul testo insieme alle colleghe Manuela Faimali, Valeria Gorla e Laura Tasso. Le scottanti rivelazioni di Harry, che oggi ben conosciamo, per mesi sono rimbalzate solamente tra di loro, e chissà quante volte si saranno dovute mordere la lingua per non confidare i torbidi segreti della famiglia reale ad amici e conoscenti. Comprensibile, dunque, che una volta consegnato il plico le 4 abbiano festeggiato con un bel brindisi in attesa di uscire definitivamente dal regime di “ristrettezza”. A tal proposito Crimi racconta al Corriere di Bologna: “Gli accordi di non divulgazione erano stringenti. Usavamo varie password di protezione dei file. Quando con le mie colleghe discutevamo di qualche passaggio, parlavamo in codice, evitando di pronunciare nomi, usando espressioni generiche, per esempio: nella scena con il padre… con lo zio… con il fratello…”.

IL LAVORO DI TRADUZIONE – Vista l’importanza del volume il team di lavoro ha dovuto operare con il massimo del rigore: “Sentivamo addosso una pressione molto maggiore che per le normali traduzioni […] e questo ci rendeva più attente che mai a rendere con precisione il testo: non erano possibili sviste”. L’operazione di traduzione in realtà non è durata molto. Prosegue ancora Crimi: “Abbiamo iniziato in settembre e subito ci hanno fatto interrompere per la morte di Elisabetta II. Il principe ha aggiunto parti, e si è dato, naturalmente, un tempo per decidere cosa fare”. Nelle settimane che hanno preceduto la pubblicazione di Spare si sono sprecate le indiscrezioni sul contenuto, molte delle quali rivelatesi false, almeno fino a quando alcune testate hanno iniziato a riprendere l’edizione spagnola, uscita il 5 gennaio, pochi giorni prima rispetto alla pubblicazione nel resto del mondo. Qualche esempio? “Qualcuno ha scritto che Harry era andato in una clinica per riabilitarsi dalla droga. Non è vero, anche se il principe non nega i suoi problemi con gli stupefacenti. Un’altra imprecisione è che Harry abbia incolpato il fratello e la cognata della scelta della divisa nazista per un party: lui narra l’episodio in modo molto più smorzato”.

L’IMMAGINE DI HARRY – Chiunque leggerà l’autobiografia si farà la propria idea sul principe, nel frattempo la traduttrice modenese, classe 1974, che ha avuto modo per mesi di immergersi nei pensieri e nelle parole di Harry, si dice colpita da “passaggi che rivelano umanità e introspezione vera, molto toccante. Spero non finta. Non può non colpire – dice ancora a Repubblica – la storia di questo bambino che a 12 anni perde la mamma e non può piangere in pubblico. Senza risparmiarsi nulla, è molto critico anche nei confronti di se stesso, confessa il suo rapporto con le droghe. E dopo quanto abbiamo visto in questi anni della monarchia inglese c’è da crederci. E da rivalutare le nostre vite di comuni mortali”.

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