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Milano, per tre anni ha telefonato a una famiglia in piena notte: condannato a risarcire 41mila euro

L'autrice delle telefonate anonime si è giustificata spiegando che non aveva compreso la gravità del gesto. Ma i giudici sono di tutt'altro parere
Milano, per tre anni ha telefonato a una famiglia in piena notte: condannato a risarcire 41mila euro
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Per tre anni, dal 2006 al 2009, nel cuore della notte, telefonava a casa di una famiglia. “Avevo un’antipatia nata da piccole incomprensioni lavorative. Avendo il suo numero di casa, ho iniziato a fare telefonate anonime sia di giorno che di notte“, aveva spiegato l’autrice delle telefonate, vicina di casa e collega negli uffici del Comune di Milano della signora che ha subito con marito e figlia le molestie.

L’autrice delle telefonate, già nel 2015, era stata condannata per molestie e lesioni personali. Ma negli scorsi giorni, poco prima di Natale, è arrivata anche la condanna in sede civile. È stata Carmen Micheolotti, giudice onoraria della decima sezione civile del tribunale, a quantificare l’entità totale del danno: 41mila euro. La donna, adesso, oltre a dover pagare i 15mila euro già stabiliti nella sentenza di secondo grado, dovrà versare più di 8mila euro per ciascuno dei tre vicini di casa. La famiglia che subì le molestie, assistita in questi anni dall’avvocato Nicola Brigida, quando denunciò alla polizia quello che stava succedendo, allegò certificati medici con diagnosi di ansia e depressione delle vittime.

La paura delle tre vittime derivava anche dalle modalità delle telefonate. Se rispondevano sentivano soltanto un respiro inquietante. Dopo la denuncia, l’autrice delle telefonate anonime fu rintracciata in poco tempo attraverso i tabulati telefonici. Durante i processi, sia penale che civile, più volte la donna ha provato a giustificarsi, spiegando di non aver compreso la gravità del gesto commesso. Inoltre, la difesa ha provato a spiegare che la famiglia, se avesse voluto interrompere le telefonate, avrebbe potuto staccare la linea telefonica. Ma questo assunto non è mai stato accettato e il giudice in sede civile ha spiegato: “Non si ritiene di condividere l’assunto secondo cui gli odierni attori avrebbero contribuito ad aggravare il proprio disagio psichico non staccando la spina della linea telefonica avendo diritto di poter usufruire della linea telefonica, per la quale hanno contratto di utenza, durante tutto l’intero arco del giorno, notte compresa”.

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