Continua il balletto del governo Meloni, che negli ultimi giorni sembra avere dei ripensamenti sullo smantellamento del reddito di cittadinanza. Il sottosegretario all’Economia Federico Freni in un’intervista a Repubblica dice che “l’offerta congrua resta” e “di certo chi vive a Marsala non sarà costretto ad accettare un’offerta di lavoro a Pordenone“. Questo dopo che una settimana fa, la notte del 20 dicembre, in commissione Bilancio è stato approvato un emendamento alla manovra di Noi moderati (a prima firma Maurizio Lupi) che goffamente cancella l’aggettivo “congrua” da un comma del decretone del 2019 sul reddito ma, come evidenziato quello stesso giorno dal giuslavorista Michele Tiraboschi, non modifica il resto del provvedimento e in particolare un altro articolo (il 4) che richiama ancora l’offerta di lavoro congrua. Concetto peraltro risalente al Jobs Act di Matteo Renzi, riforma che all’epoca a Lupi piaceva moltissimo.

Quindi? Visto che nelle prossime ore è atteso il voto finale sulla legge di Bilancio e quell’errore non è stato corretto come invece aveva assicurato Lupi, la lettura sembra scontata. Si tratta di un’operazione a uso e consumo degli elettori di destra, ma senza la reale volontà di andare fino in fondo. Tanto più che già il giorno dopo la ministra del Lavoro Elvira Calderone ha anticipato l’intenzione di approvare a gennaio un decreto per “mettere i puntini sulle i” riguardo alle caratteristiche necessarie perché una proposta di lavoro sia ritenuta adeguata e non possa quindi essere rifiutata dai percettori del sussidio. Oggi, dopo le modifiche varate dal governo Draghi e l’ulteriore stretta prevista nella legge di Bilancio in fase di approvazione, è necessario che il posto di lavoro sia entro 80 chilometri dalla residenza e che la paga sia di almeno 858 euro (il 10% in più rispetto al livello massimo del rdc percepibile da un single) per un full time, cifra che va “ri-proporzionata in base all’orario di lavoro previsto nel contratto”. Inoltre perde il beneficio non solo chi rifiuta un’offerta di lavoro congrua proposta da un Centro per l’impiego ma anche chi dice no alla chiamata diretta di un datore di lavoro privato. Con la versione iniziale della manovra il governo Meloni ha poi ridotto a una sola l’offerta congrua rifiutabile – anche prima del rinnovo.

Ma ora arrivano ulteriori distinguo: “Quella sul Reddito deve essere una riflessione complessiva”, dice il leghista che era sottosegretario al Tesoro già nel precedente governo, “non si può ignorare l’effetto distorsivo che ha avuto sul mercato del lavoro (tesi non dimostrata da alcun dato, ndr), ma questo non significa che sia necessaria una caccia alle streghe. Il miglior equilibrio sarà quello che, evitando inutili e pericolose discriminazioni sociali, consentirà di minimizzare gli effetti negativi”. Intanto, al netto dei presunti “occupabili”, restano in attesa di notizie anche i percettori invalidi al 100%. A cui il reddito è stato decurtato a partire da gennaio 2022, con il governo Draghi. Il nuovo esecutivo non ha nemmeno cercato le coperture per ripristinare le cifre precedenti.
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