“Dal 2024 non si sa cosa succederà: toglierci il reddito per noi significa dovere scegliere se pagare le medicine o mangiare. Ogni mese spendiamo per 650 euro per i farmaci”. A Francesca, 44 anni, è stato diagnosticato un angioma al cervello non operabile. L’ha scoperto con una risonanza che ha potuto pagare solo grazie al sussidio. Ora è invalida al 100%, come il marito, e aspetta di capire cosa sarà di loro dopo le decisioni del governo Meloni. La legge di Bilancio come è noto abolisce il reddito di cittadinanza dal 2024 e preannuncia una nuova misura anti povertà con molti più paletti. Ma una proposta concreta ancora non c’è. E tra i percettori che attendono di sapere cosa sarà di loro ci sono anche gli invalidi civili totali che oltre all’assegno o alla pensione sociale spesso ricevono l’aiuto. Persone a cui per di più il rdc è stato decurtato già a gennaio 2022.

Come ha spiegato l’Inps, tutto dipende dal decreto che nel 2019 ha istituito il sussidio, in base al quale l’importo è determinato tenendo conto “del valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti il nucleo familiare”. Con il benestare dell’allora ministro del Lavoro Andrea Orlando, a partire da gennaio 2022 il ricalcolo ha iniziato a tenere conto anche delle maggiorazioni per gli invalidi. “La storia ha dell’incredibile”, spiega a ilFattoQuotidiano.it Paola Nugnes, ex senatrice del Movimento 5 Stelle, che nella scorsa legislatura ha presentato diversi emendamenti che puntavano a risolvere il pasticcio. “Dicevano che non c’erano coperture”, prosegue: una situazione paradossale in cui “l’aumento del sussidio di invalidità, un dato positivo, ha fatto scattare lo stop o la decurtazione del reddito”.

Con la caduta del governo Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere la questione è stata dimenticata e ora la prospettiva dei percettori è che la cifra già decurtata a partire dal 2024 scenda a zero. Per gli invalidi si tratta di soldi necessari per far fronte a spese straordinarie cui proprio l’invalidità li inchioda. Un esempio concreto: Francesca percepiva 700 euro di reddito e 300 di invalidità. Quando l’invalidità le è stata riconosciuta al 100%, e quindi le è stato garantito un aumento dell’assegno, il reddito è stato tagliato a 311 euro.

“Togliere il reddito significa scegliere: le medicine o mangiare” – “Ho scoperto la mia malattia grazie al reddito di cittadinanza”. A Francesca, 44 anni, è stato diagnosticato un angioma al cervello non operabile nel 2018. La Asl di Taranto non aveva disponibilità per l’esame prima di 12 mesi. Così ha dovuto ricorrere alla sanità privata, pagata con i soldi del reddito: “La risonanza costava 250 euro, con liquido di contrasto”. Una cifra che non sarebbe stata avvicinabile per lei, se non con il reddito di cittadinanza, che ora investe integralmente in medicine. Alcune, come il Toradol, non sono coperte dal sistema sanitario nazionale. “Ogni mese spendiamo per 650 euro per i farmaci”, chiarisce. Una cifra notevole perché anche il marito, Giuseppe, è invalido da quando nel 2020 ha avuto un infarto e ha bisogno di curarsi.

I contratti a progetto a 2,5 euro l’ora e lo stigma del fannullone – L’idea di dovere tornare a chiedere soldi alle sorelle fa sprofondare Francesca nell’angoscia. “Il reddito mi ha dato dignità, assicurandomi maggiore indipendenza economica”. I sussidi per l’invalidità vanno via con “le spese della casa, del condominio e dell’acqua”. Non è la storia di una persona che non vuole lavorare, ma di una donna che prima di percepire il reddito era intrappolata in contratti a progetto pagati 2,5 euro l’ora. Nonostante questo, lo stigma del “fannullone da divano” rimane. “Pochi giorni fa in farmacia una donna mi ha apostrofato così, quando ho tirato fuori la tessera del reddito di cittadinanza”, racconta. “Mi sono sentita un colpo al cuore, io sono anche diplomata ma non ho mai trovato un’occupazione o un datore di lavoro che mi pagasse regolarmente”. Una situazione che rischia ripresentarsi: “Se dal 2024 davvero il reddito verrà cancellato, ricomincerà l’umiliazione”.

Da 500 a 40 euro di reddito – “Noi siamo i dimenticati tra i disperati”. Pierluigi vive a Palermo ed è invalido al 100% e per questo percepisce 620 euro. Colpito da fibrosi polmonare, ha bisogno di assistenza e cura che spesso non può più permettersi: “Prima prendevo 500 euro di reddito di cittadinanza, da gennaio ne percepisco 40”. In questa condizione l’assistenza sanitaria e la fisioterapia di cui necessiterebbe ogni giorno diventa un lusso che si può concedere solo qualche volta al mese. “Abbiamo esigenze e bisogni che non sono come quelle degli altri. Io a casa non posso fare niente, nemmeno lavarmi”, argomenta. E in vista del 2024, ragiona, la situazione potrebbe peggiorare. “Ci hanno sempre detto che non ci sono coperture economiche per garantirci i fondi, ma ora che il reddito verrà concesso a meno persone che scusa si inventeranno?”.

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