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Mi compro un’auto nuova. Evvai! Anzi no, mi sono fatta due conti

Mi compro un’auto nuova. Evvai! Anzi no, mi sono fatta due conti
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Quasi quasi quasi mi regalo un’auto nuova e fiammante. Anzi, no… mi faccio due conti. L’assicurazione r.c. è obbligatoria, com’è noto, ma non basta: occorre tutelarsi con polizza furto e incendio e, di questi tempi, anche per danni da eventi climatici estremi e (sic!) atti vandalici. E io pago (!) direbbe Totò…

Si potrebbe optare per una polizza tipo “kasko”, ma resta il problema che se ti tampona qualcuno non assicurato oltre al danno c’è anche la beffa, perché questo genere di “automobilisti” (il 9,4% nel Sud Italia, fonte Ania) normalmente risulta “nullatenente”, difficile quindi ottenere un risarcimento sia pure dopo dieci anni di processo civile.

Sarebbe certamente utile far installare anche un antifurto, tipo “block shaft”, della serie meglio prevenire che curare. Ma non basta: ci vorrebbe anche un allarme sonoro, meglio se collegato allo smartphone tramite un’“app” dedicata, perché se ti aprono il bagagliaio per fregarti il ruotino di scorta o, peggio, tutto il treno di gomme, lasciandoti l’auto su quattro mattoni, nessuno se ne accorgerebbe.

A questo punto non vuoi installare anche il localizzatore gps? Del resto tutte le polizze antifurto lo richiedono a prescindere. Ma un “professionista” ti preleva la macchina con un finto carro attrezzi e poi la fa sparire in un garage, dove non c’è campo, per poi disattivare il sistema gps con tutta calma. Infine, ti tocca blindare anche il garage di casa con sbarre e chiavistelli, come fosse un antico maniero.

Con tutti questi “accessori” un’utilitaria di 15.000 euro te ne costa 20.000 e poi, malgrado le precauzioni possibili, te la ciulano il giorno dopo averla acquistata. Calcolando franchigia e lo scoperto, il valore di mercato etc, etc. ti risarciscono sì e no la metà di quello che hai pagato. Ue’ pirla, te capi?

Il dialetto meneghino è d’obbligo, visto che la capitale dei furti è proprio Milano (fonte: Il Sole 24 ore), in particolare dei “furti con destrezza”, mentre a Napoli, invece, si prosegue con metodi tradizionali. Siamo rimasti indietro pure nello “storico” settore delle truffe (42° posto) che, incredibilmente, vede in testa alla classifica Gorizia, ai confini con la Slovenia. “Se rivuoi la tua macchina, dacci 2.000 euro e non fare denuncia”.

L’ultima vittima del cosiddetto “cavallo di ritorno” – storia vera di cui sono venuta a conoscenza – era così contenta di aver riavuto finalmente la sua vettura, dopo aver pagato il “riscatto”, quando si è visto recapitare una richiesta di risarcimento da parte di un avvocato: durante il periodo del “sequestro”, il tal dei tali era stato investito proprio dalla tua macchina, che neppure si è fermata per il soccorso. E come fai a dimostrare che ti avevano fregato l’auto se non hai fatto neppure denuncia? È il classico “doppio pacco”. A seguire, pure l’avviso di garanzia per lesioni e omissione di soccorso. Insomma, la vittima, derubata e truffata, finisce pure in galera. Un lavoretto degno di “Totò truffa 62”.

Intanto, noi napoletani continuiamo a pagare l’assicurazione il triplo di un milanese, mi fa notare un amico caro, il “pensatore partenopeo” Giovanni Tommaso Rovati. Sconfortato dai costi eccessivi delle varie compagnie assicurative, ha rinunciato e ha portato la macchina vecchia a Pompei per una solenne benedizione! “‘A madonna v’ accumpagna”.

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