Inutile spiegare chi è che “bisogna ammazzarne di più”: lo sanno tutti ormai che lui vorrebbe partire proprio dal presidente dell’Ucraina (che lui, figlio della Grande Madre Russia, ha dato il permesso alla sua obbediente e compiacente ministra degli Esteri di appellare col titolo non proprio onorifico di “Gran figlio di Putt*na”).

Che oggi sia arrabbiato, il povero Putin, è comprensibile, poiché mentre lui era lì a sbavare rabbia verde dal fegato, il gran figlio di … era sul palco del Congresso degli Stati Uniti d’America, a Camere riunite, a raccogliere gli applausi dei miei connazionali americani (mi unisco anch’io) ad onorare Zelensky e quel popolo che preferisce morire piuttosto che arrendersi a quell’invasato sterminatore che, nel caldo delle sue dorate stanze, crede di giocare a Risiko scommettendo sulla pelle degli ucraini (e dei suoi uomini che ancora non hanno trovato il coraggio di fermarlo in qualunque modo possibile).

Negli Usa, un po’ come in Italia, i politici trovano sempre modo di dividersi per qualunque motivo ne dia qualche occasione, ma stavolta gli applausi calorosi arrivavano da entrambe le fazioni, nonostante i repubblicani siano un po’ meno disponibili a spendere altri soldi in questa assurda guerra. Però sia gli uni che gli altri sono perfettamente consapevoli che è questo “bastione ucraino” a fermare le insane “voglie” del focoso guerriero – finora battuto in malvagità sterminatrice (in Europa) solo da Attila il barbaro e dal terrore causato dai Turchi quando invasero Otranto (1480) uccidendo migliaia di cittadini residenti tutti decapitati.

Eppure persino gli ottomani, guidati dal governatore di Valona Gedik Ahmet Pascià, furono più “umani” di questo massacratore “moderno” che fin dall’inizio ha scelto l’orribile strategia di uccidere chiunque si opponga alla sua avanzata, anche i civili, perché sono un bersaglio più facile e immediato.

Non conosce pietà né rispetto per nessuno, vuole solo dimostrare a tutti che quello che vuole se lo può prendere. Gli ucraini ci hanno provato a difendersi, certo, con l’aiuto della Nato e dell’America, ma lui davvero sperava di fare come con la Crimea? Se lo avessero lasciato fare di nuovo, gli americani avrebbero fatto la figura degli imbecilli; ha preferito farla lui, ma nessuno, nemmeno tra i suoi, lo ringrazia. Putin è come quei criminali da crocicchio che aspettano nascosti il passaggio di qualche vecchietta per gettarla a terra e derubarla, incurante del male che fanno ma sicuri di poter fare il colpo senza trovare resistenza.

Non è necessario vivere in una democrazia per considerare questo modo di fare una vergognosa vigliaccheria oltre che un crimine. Tuttavia ai miserabili si può almeno concedere che siano poveri disgraziati, ormai senza senno, abbrutiti dalla loro miseria. Lui invece è un uomo ricchissimo e potentissimo, che però ormai basa tutto il suo potere non sulla genialità e capacità di far crescere nella bravura la sua Russia e il suo popolo, ma sul crimine di imprese che dovrebbero ormai appartenere solo ai secoli passati.

Ha scelto una strategia basata solo sulla forza, convinto di schiacciare i poveri ucraini come mosche. Invece ha trovato una fortissima resistenza anche prima che arrivassero gli aiuti dall’America e dall’Europa. Adesso vorrebbe anche lui profittare del “Generale Inverno” per scatenare una nuova offensiva (stiamo parlando di persone che si affronteranno, ai suoi ordini, massacrandosi a vicenda, non di soldatini di stagno allineati su un grande tavolo, come facevano gli strateghi ai tempi di Napoleone).

Ma è davvero possibile che un capo di Stato di una grande potenza militare come la sua non veda l’immensa differenza tra la strategia usata a difesa della propria terra dai suoi antenati contro Napoleone e contro Hitler, entrambi a capo di forze d’invasione che avevano già conquistato quasi tutta Europa, e quella che lui, al contrario, vorrebbe ora usare in primavera contro gli ucraini?

Adesso è lui l’invasore, non gli ucraini! Quelli difendono la loro terra e le loro case! Se continuerà la guerra (convenzionale) saranno i russi, presto o tardi, a doversi ritirare nel fango e nell’umiliazione (ma alcune cronache dicono che già da qualche parte è successo!).

Lui è molto cocciuto ma è davvero impossibile non capire che gli ucraini non sono soli e che le minacce di usare l’atomica sono sì un ricatto che fa paura a tutti, ma nessuno può assoggettarsi ai ricatti, perché chi li fa non é mai un galantuomo e perché, come in tutti i ricatti, chi si arrende una volta é costretto ad arrendersi sempre (e Putin, tra l’altro, non é l’unico dittatore al mondo).

Se ha ancora un briciolo d’intelligenza e se veramente vuole bene al suo popolo, deve fermare al più presto questa dannata guerra e proporre un accordo che gli conceda magari il possesso almeno delle aree russofone, impegnandosi però a pagare almeno in parte l’immensità dei danni procurati. E tornarsene a casa a leccarsi le ferite (ammesso e non concesso che il suo popolo glielo conceda ancora).

Chi ha paura della fine del mondo si tranquillizzi, se Putin lancia un solo missile nucleare il giorno dopo sarà la fine della Russia, perché è la Russia ad essere circondata da paesi che non vogliono essere aggrediti, non il contrario.

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