Di fronte a strabilianti proposte di parlamentari della destra, le commissioni parlamentari stanno lavorando a singhiozzo e Giorgia Meloni minaccia di porre, comunque, la questione di fiducia per approvare la legge di bilancio entro l’anno in corso. La diatriba all’interno delle commissioni è dovuta dal fatto che la maggioranza parlamentare, per un verso, presenta proposte inaccettabili ai sensi della vigente Costituzione e per altro propone dei correttivi contro i danni provocati dal sistema economico predatorio neoliberista da essa fortemente sostenuto, che ovviamente non avranno nessuna possibilità di efficacia.

Tra le proposte pienamente incostituzionali emerge quella che palesemente mira alla creazione di uno Stato di polizia, in totale contrasto con i principi costituzionali e in particolare con l’articolo 15 della Costituzione che tutela la inviolabilità del diritto fondamentale alla libertà e segretezza di qualsiasi forma di comunicazione. Un fenomeno allarmante anche per il poco rilievo dato a questo delittuoso fine dai mezzi di comunicazione di massa. Si tratta delle intercettazioni operate dalle agenzie di intelligence, le quali possono essere effettuate, in piena autonomia, senza nessun indizio di reato, per un periodo di 40 giorni consecutivi che possono essere prolungati di venti giorni in venti giorni. È previsto inoltre che, qualora le intercettazioni siano depositate presso il Procuratore della Repubblica, questi può autorizzare la conservazione di dette intercettazioni anche per due anni.

Questa proposta è davvero impressionante, se la si paragona alla proposta del ministro Carlo Nordio di limitare al massimo le intercettazioni dell’autorità giudiziaria per evitare che i liberi cittadini siano sottoposti a una limitazione della loro privacy che, invece, come si nota viene pienamente ammessa se le intercettazioni sono fatte dai servizi segreti. Si spera che le commissioni competenti del Parlamento non facciano passare questa distruzione dei fondamentali principi democratici, ma rende pessimisti l’accennata affermazione di Meloni, la quale intende comunque procedere all’approvazione della legge di bilancio entro i termini stabiliti.

Appare evidente la enorme contraddizione nella quale si dibatte la maggioranza parlamentare e governativa, infatti da un lato si aumentano le possibilità di violare i principi fondamentali e i diritti fondamentali sanciti in Costituzione, dall’altro diminuiscono i presidi della convivenza civile. Viaggiano infatti in questa direzione, oltre la citata disciplina delle intercettazioni, l’attuazione della flat tax, la eliminazione del reddito di cittadinanza, il condono fiscale, la determinazione della soglia minima delle pensioni che verranno innalzate a 600 euro, ma solo per il 2023 e così via dicendo.

Ed è da sottolineare in proposito che il governo Meloni, mentre mantiene fede assoluta al vigente sistema economico predatorio del neoliberismo, anziché tornare al sistema keynesiano che salverebbe l’economia della nostra nazione recuperando alla proprietà pubblica del popolo le fonti di produzione di ricchezza nazionale privatizzate e svendute dai governi precedenti, si contenta di porre qualche limite agli enormi effetti negativi del cennato sistema prescelto.

Tra questi limiti emerge il tetto al prezzo del gas, che secondo un accordo europeo, sostenuto da Italia, Grecia e Belgio, in contrasto con la Germania (che teme una minore fornitura da parte della Russia) e dell’Olanda (che teme di perdere i sovraprofitti enormi che sta guadagnando a spese degli altri Paesi europei), si è stabilito che tale tetto sarà di 180 euro a megawattora. Un rimedio che potrebbe essere inefficace perché, come insegna la storia, tutti i calmieri agiscono sull’effetto lasciando in piedi la causa (nel nostro caso il predatorio sistema economico neoliberista).

Si prepara dunque un futuro molto buio per l’Italia, soprattutto perché questo governo ha chiaramente oscurato, sulla scia del governo Draghi, la luce che proviene dai principi e dai diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione democratica e repubblicana.

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