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Istat, l’Italia è sempre più vecchia e con meno abitanti. Minimo storico delle nascite dal 1861

L'Istituto nazionale di statistica ha sottolineato che i numeri relativi a nascite e numero di residenti, sono da attribuire principalmente all'impatto del Covid. La pandemia, infatti, ha determinato un aumento anche sul numero di morti: nel 2021 sono morte più di 700mila persone, con un incremento del 8,6% rispetto alla media di deceduti calcolata tra il 2015 e il 2019
Istat, l’Italia è sempre più vecchia e con meno abitanti. Minimo storico delle nascite dal 1861
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La popolazione italiana è sempre più vecchia, diminuisce il numero dei residenti e aumenta quello dei laureati. A rivelare i dati è l’Istat, nella quarta edizione del “Censimento permanente della popolazione”: l’età media nel 2021 si è alzata di tre anni rispetto al 2011. Si passa da un’età media di 43 anni a 46. La Campania è ancora la regione più giovane, con un’età media di 43,6 anni, mentre la regione più anziana è la Liguria, con un’età media di 49,4 anni.

Dalla quarta edizione del Censimento demografico, inoltre, emerge un dato allarmante: nel 2021 si è registrato il minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia. I nati nel 2021, infatti, sono 400.249, in diminuzione del 30% rispetto al 2008. Al 31 dicembre 2021, la popolazione in Italia conta 59.030.133 residenti. Confrontando il dato con i numeri del 2021, emerge un calo dello 0,3% della popolazione residente, che equivale a 200mila persone in meno. L’Istat ha sottolineato che i numeri relativi a nascite e numero di residenti, sono da attribuire principalmente all’impatto del Covid. La pandemia, infatti, ha determinato un aumento anche sul numero di morti: nel 2021 sono morte più di 700mila persone, con un incremento del 8,6% rispetto alla media di deceduti calcolata tra il 2015 e il 2019. Tra i dati diffusi dall’Istat c’è anche quello che evidenzia una leggera prevalenza delle donne rispetto agli uomini. Le donne, infatti, rappresentano il 51,2% della popolazione residente.

Buone notizie, invece, sul fronte della formazione: negli ultimi 10 anni è diminuito sistematicamente il numero di analfabeti: dall’1,1% allo 0,5%. Attualmente il 36,3% della popolazione è in possesso del diploma: oltre 5 punti percentuali in più rispetto al 2011. Nel Paese, inoltre, aumenta il numero di laureati: nel 2011 l’11,2% della popolazione aveva conseguito la laurea. Adesso la percentuale è aumentata al 15%. Cresce anche il numero di dottori di ricerca, seppur lievemente: dallo 0,3% allo 0,5%. Ma restano significative le differenze territoriali. La zona dove ci sono più laureati è il Centro, con il 17,2%: il Lazio è la regione con i numeri più elevati di laureati e di dottori di ricerca. A seguire ci sono il Nord-Ovest, con il 14,9% di laureati, e il Nord-Est con il 13,8%. In coda, invece, con i numeri più bassi ci sono il Meridione e le Isole, rispettivamente con il 13,8% e il 13% .

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