Sì ai 6 minuti di applausi rivolti alle istituzioni. Anche se è come se portassero la firma. Sono tutti per the President Mattarella, anche se ognuno ha pensato: sono per me. Il più immeritato al Presidente della Regione Lombardia, Fontana. Basta chiederlo a Crozza. Se si applaude alla bellezza e allo stile allora se li prende tutti Chiara Bazoli. Se si applaude alla discrezione se lo divide con the first gentleman Andrea Giambruno, sempre un passo indietro a Giorgia come impone il cerimoniale.

Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece non resiste alla tentazione di sbirciare sul telefonino (forse qualcuno mi cerca?). Poi l’inno doveroso in un momento come questo di valori rovesciati. Qualcuno si mette anche la mano sul cuore. Seguito dall’Inno alla Gioia, ci sta pure questo. Poi il minuto di silenzio (o forse saranno stati 40 secondi, non ho il cronometro sotto mano) di concentrazione del maestro Chailly prima di innalzare al cielo la bacchetta e dare il là all’Ouverture.

Ecco quel minuto di silenzio si poteva dedicare alle vittime di Ischia. Davanti alle catastrofi ambientali non c’è gap tra nord e sud: siamo un unico paese.

Non occorre ricordare che per commemorarle è stata annullata – dieci giorni fa – la Prima del San Carlo, la Prima dopo due anni di lockdown, mai Prima fu così attesa. Dove tutti, maestranze e artisti, visto la sontuosità della mise en scene di quasi cinque ore hanno lavorato duramente per mesi e mesi. La Prima al San Carlo è un fatto culturale innanzitutto e le famiglie delle vittime avrebbero beneficiato di più se si devolveva a loro metà dell’incasso. Così accadrà il 21 dicembre al gala di beneficenza al San Carlo per il Lago dei Cigni: su suggerimento della direttrice generale, Emmanuela Spedaliere, dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e dal sindaco Manfredi, l’incasso andrà ai licei musicali dell’isola d’Ischia.

Chiamiamola causalità: la Prima alla Scala invece accade proprio nello stesso giorno in cui si celebrano i funerali dei due fidanzatini travolti dal fango di Casamicciola. Ormai accertato che è anche fango delle responsabilità politiche. Tutti colpevoli equivale a nessun colpevole.

Incollata alla tv non mi sono persa un do di petto del tenore Abdrazakov. Opera potente, il dramma musical popolare Boris Godunov dal tragico epilogo: finisce con lo zar di tutte le Russie, divenuto folle per la sua folle corsa al potere, pugnalato alle spalle dai boiari. Vi ricorda qualcuno? Il riferimento all’attualità ci alita sul collo. Che causalità: l’anno prossimo La Scala apre la stagione proprio con il Don Carlos, titolo dell’apertura della Stagione del Teatro San Carlo (l’abbiamo già detto).

P.S. Leggo che qualcuno ha trovato disturbante la presenza di Ursula bla, bla, bla… presidente della presidente della Commissione Europea (intanto ha tolto il posto a qualcuno come al neo/ministro Sangiuliano). E poi ancora tutto da chiarire il ruolo del marito Heiko Echter von der Leyen, medico tedesco, che, a causa dei suoi legami con Orgenesis, viene spesso etichettato come uno degli attori del “business Pfizer”. Qualcuno lo chiama conflitto di interessi. Ursula se la suona e se la canta. Ma non tutti l’applaudono.

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