Al ministero della Giustizia, che gli chiedeva 200mila euro per le spese processuali e il mantenimento in carcere, aveva dichiarato di essere indigente. E per questo motivo aveva chiesto la residenza nel comune di Giardinello, in provincia di Palermo. Solo che secondo le accuse utilizzava una abitazione del padre del sindaco per dimostrare di non avere un immobile di proprietà e per costituire così un nuovo nucleo familiare a reddito zero. E’ per questo motivo che Giuseppe Ciuro è finito coinvolto nell’ultima inchiesta anticorruzione della procura di Palermo. L’ex maresciallo della Guardia di Finanza in servizio alla Dia è un nome noto delle indagini siciliane: Ciuro, infatti, venne condannato a 4 anni e 8 mesi per favoreggiamento alla mafia nell’inchiesta sulle cosiddette “talpe alla Dda“, cioè le fonti di notizie di cui poteva avvalersi Michele Aiello, l’imprenditore considerato un prestanome di Bernardo Provenzano.

Ora Ciuro finisce di nuovo coinvolto in un’indagine che ha portato al divieto di dimora per il sindaco di Giardinello, Antonino De Luca e ha coinvolto anche un dipendente comunale. Gli indagati sono accusati a vario titolo dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità materiale e ideologica commessa da pubblici ufficiali, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato. Ad eseguire l’ordinanza emessa dal gip i carabinieri della compagnia di Partinico, su delega della Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia. Per il sindaco e l’impiegato comunale è scattato il divieto di dimora nel comune di residenza mentre per Ciuro il divieto di dimora nell’intera provincia. Nell’indagine è coinvolto anche un agente della polizia municipale del comune di Giardinello che, però, non ha avuto alcuna misura cautelare.

Secondo gli inquirenti, per non saldare il suo debito con lo Stato, Ciuro avrebbe dichiarato di essere indigente e a tal fine avrebbe chiesto la residenza nel Comune di Giardinello utilizzando una abitazione del padre del sindaco per dimostrare di non avere un immobile di proprietà e per costituire u nuovo nucleo familiare a reddito zero. Ma la vicenda insospettì i carabinieri che aprirono una indagine accertando che l’abitazione indicata da Giuro come sua residenza era in realtà vuota. Il 15 gennaio del 2020 l’ex maresciallo della finanza, come si legge nell’ordinanza del gip di Palermo Cristina Lo Bue, pur se non convocato, si presentò ai carabinieri della stazione di Montelepre raccontando che si stava separando dalla moglie e che saltuariamente occupava l’immobile di Giardinello che era, però, fatiscente. Ciuro disse di vivere a Palermo presso l’abitazione della nuova compagna, fornendo per eventuali comunicazioni l’indirizzo dello studio dell’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia a Roma dove, a suo dire, svolgeva l’attività di collaboratore. Ingroia e Ciuro si conoscono da anni: l’ex maresciallo lavorava in Procura con l’ex magistrato. Ai militari, inoltre, Ciuro disse ancora di aver scelto Giardinello come comune di residenza perché lì aveva amici e conoscenti. Il cambio di residenza, però, secondo l’accusa sarebbe avvenuto in modo non corretto e sarebbe stato sollecitato al telefono dallo stesso sindaco. Lo ha confermato l’agente della polizia municipale Corrado Lo Piccolo, anche lui indagato. “Siamo amici – ha raccontato – e proprio per questo sono stato sorpreso del fatto che mi abbia indotto ad eseguire un falso accertamento, cosa che io avevo intuito, ma su cui lui mi ha detto di stare tranquillo e non preoccuparmi”.

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