Comincia la settimana della manovra economica per la maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni. Oggi la legge di bilancio arriva a Montecitorio, per una corsa contro il tempo che prevede anche qualche ostacolo: diverse incognite sulle coperture, stretti margini di manovra per le modifiche e possibili tensioni interne alla maggioranza, con Forza Italia che è pronta al blitz su alcuni provvedimenti. Ma andiamo con ordine.

Le coperture – L’ultima bozza della legge di bilancio circolata in questi giorni non definisce ancora molte delle fonti di finanziamento a cui il governo attingerà. A sette giorni dal consiglio dei ministri che ha approvato la manovra, la quadratura dei numeri è ancora lontana. Le uniche voci di minor spesa di cui compaiono i dettagli sono quelle relative al taglio del reddito di cittadinanza e alla modifica del meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Ma la norma sugli extraprofitti, che dovrebbero salire al 35% cambiando la base imponibile dal fatturato agli utili, rimane ancora vuota. Secondo quanto viene riferito c’è poi una questione sul cosiddetto “tesoretto” per le modifiche parlamentari che viene generalmente previsto in manovra: dovrebbe aggirarsi sui 300-500 milioni. Non è una grossa cifra ma è chiaro che i partiti non rinunceranno, comunque, a provare a presentare le proprie proposte. E’ già stata convocata per martedì pomeriggio una riunione dei capogruppo della commissione Bilancio di maggioranza per fare il punto anche sugli eventuali emendamenti.


Le tensioni di Forza Italia – In questo senso le incognite in maggioranza restano tante, mentre i tempi davvero risicati. Forza Italia ha detto chiaramente di ritenere la manovra migliorabile e, dunque, non mancheranno emendamenti mirati, a partire dalle pensioni minime, defiscalizzazione e flat tax. “Sulla manovra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si sentono quando c’è da sentirsi”, ha sottolineato la capogruppo in Senato Licia Ronzulli confermando qualche mal di pancia in Forza Italia. Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, ha definito la manovra come una”tisana, una camomila” e ha avvertito la premier su Carlo Calenda, indicato come una sorta di “cavallo di troia. Martedì, infatti, è atteso a Palazzo Chigi l’incontro tra Meloni e il leader di Azione che le presenterà le sue proposte per la legge di bilancio. “Proporremo il Family Act, le misure per le imprese”, ha detto Matteo Renzi, negando che l’incontro Meloni-Calenda possa rappresentare l’inaugurazione formale di un asse col centrodestra. Un’intesa che comunque potrebbe coinvolgere anche i temi della giustizia e che potrebbe tornare utile in futuro alla premier, in caso di ulteriori problemi con Forza Italia. O con altri pezzi della coalizione, che criticano la legge di bilancio. “Mi domando se quota 103 sia fondamentale farla in questa manovra e non l’anno prossimo, forse è più efficace farlo nel 2024 con una riforma complessiva del sistema pensionistico”, ha detto Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati rimasto fuori dalla partita dei sottosegretari.

Conte: “A Napoli il 2 dicembre” – Sul fronte opposto, invece, il Pd scenderà in piazza il 17 dicembre. “Non si risparmia sul reddito di cittadinanza e sull’assegno unico per i figli. In una fase difficile per inflazione e caro energia serve una manovra coraggiosa e redistributiva. Quella del governo Meloni è un colpo a chi è già fragile”, ha attaccato anche oggi Graziano Delrio. I 5 stelle non saranno in piazza coi dem ma, come ha spiegato Giuseppe Conte, sarà in una sorta di “mobilitazione permanente” per raccontare in varie piazze e città italiane, molte storie sul reddito di cittadinanza. Una misura sulla quale Conte si dice pronto a discutere di eventuali “miglioramenti” ma cancellarlo – ha detto l’ex premier – “sarebbe un proposito miserevole ed esecrabile, follia pura“. Per questo motivo il leader dei 5 stelle ha annunciato di essere “a Napoli il 2 dicembre per i percettori di reddito: voglio raccontare storie di tante persone, anche al nord. Faremo grandi manifestazioni nelle principali piazze italiane, in maniera permanente. Marciano divisi i sindacati con la Cgil che ha fatto sapere di non escludere uno sciopero mentre il leader della Cisl, Luigi Sbarra, ha premuto il pedale del freno: “Per noi la via del dialogo è necessaria. Parlare di mobilitazione è prematuro”.

Articolo Precedente

Ischia, polemiche sulla legge del governo gialloverde. Conte: “Solo una semplificazione”. Renzi: “Era un condono, è scritto nella norma”

next
Articolo Successivo

M5S, Pd e pure Calenda: tutti d’accordo sul “sì” al salario minimo. Ma ognuno ha una ricetta diversa per arrivarci (e rivendica la propria legge)

next