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Piemonte, sull’Alpe Devero via libera al maxi comprensorio: così si rovina un gioiello

Piemonte, sull’Alpe Devero via libera al maxi comprensorio: così si rovina un gioiello
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L’Alpe Devero si trova all’estremo nord del Piemonte al confine con la Svizzera, nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola e fa parte della Comunità Montana delle Valli dell’Ossola. Dal 1990 rientra nelle aree protette della Regione Piemonte, e dal 1995 costituisce insieme all’Alpe Veglia il Parco Naturale Veglia-Devero.

A Devero le auto non possono circolare; esiste una strada comunale che sale da sud e termina appena fuori l’Alpe, ma l’accesso è interdetto alle auto private che vanno lasciate nel parcheggio a pagamento sottostante. La home page del sito dedicato descrive il luogo “lontano dal caos e dalla confusione, circondato da una montagna vera”. Sapientemente non è stato intaccato da invadenti strutture turistiche: una seggiovia, due skilift, qualche locanda, un negozio di alimentari e stagionalmente la rivendita di prodotti pastorali.

Ancor prima dell’istituzione del parco, nei primi anni ’70, un progetto poi naufragato per mancanza di fondi prevedeva la realizzazione di un maxi comprensorio. Nel 2017 (dichiarato “anno internazionale del turismo sostenibile” dall’Onu) un gruppo di imprenditori ripropone un progetto vecchio di trent’anni ottenendo il pieno appoggio della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola e dei comuni del Parco, con un nome che è tutto un programma: “Avvicinare le Montagne”. In pieno Antropocene, non siamo noi a dover approssimarci ai monti con rispetto e by fair means ma sono le montagne a dover essere condotte a portata di mano dei vacanzieri.

Il costo dell’intervento è di 43 milioni di euro di spesa pubblica e 130 dell’investitore privato, la San Domenico Ski srl, che afferma: ”I proponenti sono i comuni e quindi i cittadini, essendo i comuni la rappresentazione democraticamente eletta della volontà dei cittadini”. Peccato che siano proprio tre operatori turistici del luogo, impegnati in un virtuoso percorso di sviluppo e tutela ambientale, i primi a scrivere alle istituzioni per denunciare che “la realizzazione di questo collegamento comprometterà inesorabilmente la bellezza di queste montagne e il modello di sviluppo perseguito in questi anni, rendendo l’Alpe Devero una località turistica alpina uguale a tante altre”.

Seggiovie a sei posti con cupole in plastica, alti piloni, stazioni di 60 metri di lunghezza, 9.000 metri quadrati di nuove superfici costruite con bar e punti panoramici in cemento, 77.200 metri quadrati di nuovi parcheggi asfaltati, 160.000 metri cubi di bacini d’acqua e cannoni per la neve artificiale, 444.000 metri quadrati di territorio consumato per nuove piste, mountain bike, slittini, ecc. Un progetto proposto in gran parte in zone protette: l’area confinante col Parco Veglia-Devero è tutelata dal Piano Paesaggistico Regionale approvato nel 2017 e riconosciuta dall’Unione Europea tra le “Zone Speciali di Conservazione” di interesse comunitario, all’interno della quale le norme regionali non prevedono ampliamenti di impianti ma solo il loro adeguamento tecnico, anche con la riduzione numerica degli stessi.

Le perplessità non sono solo sul progetto, ma anche sulla società che lo ha presentato. La San Domenico Ski è una srl (quando la maggior parte delle stazioni sciistiche è strutturata in società per azioni) con un capitale sociale molto basso, ammontante a 40mila euro (ricordiamo che il costo previsto totale è di 173 milioni); è detenuta al 100% dalla società anonima svizzera Mibafin Investments SA, i reali imprenditori sono pertanto sconosciuti. I dati a disposizione su Internet riportano che il fatturato di San Domenico Ski srl, durante il 2021, è diminuito del 95,06% rispetto al 2019, ed ammonta a 155.220 euro. Quale garanzia finanziaria hanno richiesto le amministrazioni per questa operazione così impattante sul territorio pubblico?

Disastri ambientali a parte, ci si chiede come sia possibile ipotizzare ampliamenti di domini sciistici a simili quote – l’Alpe Devero si colloca poco sopra i 1600 m – alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che già ora stanno creando notevoli problemi anche a stazioni a quote più elevate.

Non siamo in presenza di un’area depressa: l’Alpe Devero si trova al centro di un comprensorio escursionistico di grande pregio. In difesa del gioiello naturalistico nel cuore delle Alpi Lepontine si è costituito un comitato per la tutela del Devero, che ha raccolto oltre 100.000 firme e organizzato diverse iniziative per conservare un’area capace di distinguersi e di risaltare in tutto l’arco alpino per la sua unicità e stato di conservazione.

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