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Moldavia, “così il Cremlino vuole sovvertire la repubblica”: i documenti del Washington Post

Il quotidiano americano ha visionato documenti riservati delle intelligence moldava, ucraina e occidentali secondo i quali Mosca intende portare Chisinau sotto la sua influenza. Intanto nel Paese si fanno sempre più intense le proteste antigovernative per la crisi economica
Moldavia, “così il Cremlino vuole sovvertire la repubblica”: i documenti del Washington Post
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C’è un fronte, sempre a est, che preoccupa l’Ucraina e l’Europa. Oltre Kiev, oltre al Donbass, gli occhi del Cremlino sono puntati sulla Moldavia, un’altra repubblica che la Russia vorrebbe inglobare nella sua sfera di influenza allontanandola da quella occidentale. E c’è un uomo, un leader di un partito di opposizione, che da Israele, dove è esiliato dopo essere stato accusato di avere sottratto un miliardo di dollari dal sistema bancario moldavo, organizza proteste antigovernative ricevendo la benedizione di Mosca. L’obiettivo è di fare cadere l’esecutivo di Maia Sandu, allontanare l’adesione alla Ue e portare al potere uomini vicini al Cremlino. A sostenerlo è il Washington Post, che ha visionato e raccolto documenti riservati delle intelligence moldave, ucraine e occidentali.

L’uomo che fa da ponte per sovvertire questa ex repubblica sovietica da due milioni e mezzo di abitanti è Ilan Shor, 35 anni, definito il giovane” dal Servizio di sicurezza federale russo (FSB), scrive il giornale. Il suo partito prende il suo nome e nel 2021 ha conquistato appena il 5,7% dei voti. È nel mirino degli Stati Uniti, dove il ministero del Tesoro ha deciso di imporgli sanzioni, insieme ad altri russi e moldavi. Alla base delle misure restrittive, prosegue il Wp, i rilievi delle intelligence: Shor, si legge sui documenti visionati dal quotidiano americano, si stava “coordinando con i rappresentanti di altri oligarchi per creare disordini politici in Moldavia” e aveva “ricevuto il sostegno russo”, oltre a lavorare a giugno “ con entità con sede a Mosca per compromettere” la candidatura della Moldavia a entrare nell’Unione Europea. Una integrazione congelata a causa del conflitto in corso contro l’Ucraina, che la Moldavia temesse potesse sforare anche sul suolo nazionale se i russi avessero conquistato la vicina Odessa. Uno scenario che, almeno al momento, non si è verificato.

Ma, nonostante questo, la pressione di Mosca rimane fortissima. I servizi russi negli anni hanno “incanalato decine di milioni di dollari da alcune delle più grandi compagnie statali russe per coltivare una rete di politici moldavi e riorientare il paese verso Mosca“. E a segnare la dipendenza di Chisinau dalla Russia è il gas, visto che è Mosca a rifornirla al 100%. Oggi la popolazione è severamente colpita dagli aumenti delle bollette, che ormai rappresentano il 60% del costo della vita di un cittadino moldavo. A ottobre Gazprom ha tagliato le forniture del gas del 30% e il bombardamento delle centrali elettriche dell’Ucraina ha costretto la Moldavia a rivolgersi alla Romania. Kiev infatti forniva a Chisinau il 30% del suo fabbisogno di energia elettrica, ora sfumato. E anche il restante 70% rischia di saltare visto che proveniva dalla Transnistria, territorio controllato dai russi, dove le forniture sono state decurtate.

Proprio il gas, con l’inverno alle porte, è il grimaldello per sollevare malcontento nella popolazione e proteste di piazza. Shor ha apertamente dichiarato che il responsabile della crisi economica è il governo, perché sta schierando la Moldavia dalla parte dell’Europa sottraendola alla sua tradizionale neutralità. Un errore macroscopico perché oggi, ha detto, mantenere “buone relazioni con Mosca è la base per ottenere normali prezzi del gas”. Intanto il procuratore generale ha fatto arrestare 24 persone con l’accusa di corruzione, inclusi sostenitori del suo partito, perché avrebbero pagato i manifestanti per partecipare alle manifestazioni anti-governative, sequestrando loro 20 borse con 181mila dollari.

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