Nei paesi dell’Eurozona, i pagamenti cashless diventano sempre più popolari. In Italia però la quota di transazioni in contanti resta tra le più alte dell’Unione europea. L’uso dei pagamenti elettronici va dunque accelerato, soprattutto nel Mezzogiorno.

di Ivan La Franca (Fonte: lavoce.info)

Come cambiano le abitudini di pagamento

Negli ultimi anni, pagare è diventato sempre più semplice, grazie a sistemi di pagamento elettronici rapidi ed economici. Oltre a numerosi benefici per i consumatori, i pagamenti elettronici forniscono un ottimo strumento per ridurre l’evasione. Proprio per perseguire questo obiettivo, l’Italia, come altri paesi, ha adottato alcune misure per disincentivare l’utilizzo dei contanti, come l’introduzione del cosiddetto cashback o l’obbligo di dotarsi del Pos per tutti gli esercizi commerciali, gli studi professionali e gli artigiani, previsto dal Dl 36/2022.

Uno studio della Banca centrale europea del 2020 fa il punto sui comportamenti dei consumatori, sottolineando le differenze tra l’Italia e gli altri paesi dell’Eurozona nelle abitudini di pagamento.

Come si vede dalla tabella 1, nell’Eurozona sono più inclini a pagare in contanti le donne, ma anche i più giovani (18-24) rispetto alle persone con età compresa tra 25 e 54 anni. Solo il 19 per cento dei laureati preferisce pagare in contanti, contro il 26 per cento di coloro che hanno un diploma e il 36 per cento di coloro che hanno la licenza media.

Le differenze potrebbero essere dovute al reddito: probabilmente chi guadagna di meno tiene una parte cospicua dei propri soldi in contanti. I più giovani, poi, oltre ad avere un reddito più basso, spesso non hanno entrate proprie e ricevono denaro dalla famiglia, in contanti.

Gli italiani continuano dunque a preferire il denaro contante, come era già stato mostrato su questo sito. Sia in termini di quantità che di valore delle transazioni, nel nostro paese la quota di pagamenti cash è tra le più alte dell’Unione europea (82 e 58 per cento rispettivamente). Tra i grandi paesi dell’Ue, solo la Spagna registra valori più elevati. Anche la Germania mostra una chiara preferenza per il contante (77 per cento delle transazioni e 51 per cento del valore), a differenza della Francia (dove i valori sono rispettivamente 59 e 25 per cento).

La figura 1 mostra la quota di pagamenti in contanti nei paesi Ue. Va precisato che i dati si riferiscono al 2019: è probabile che le percentuali per l’Italia siano cambiate dopo l’introduzione degli incentivi del piano cashless.

Figura 1 – Numero e valore delle transazioni in contante nell’Eurozona

Tra il 2016 il 2019, tuttavia, il numero e il valore delle transazioni in contanti in Italia è diminuito. Negli altri stati dell’Eurozona, però, il calo è stato più netto: il numero è sceso del 5,8 per cento contro il 3,7 del nostro paese. Il loro valore, invece, è sceso dell’11 per cento circa in Italia, contro un 5,6 per cento nell’Eurozona.

Per quanto riguarda le differenze interne al nostro paese, il Centro-Sud è più propenso a utilizzare i contanti, sia in termini di valore che di numero delle transazioni.

Figura 2 – Quota di pagamenti in contanti, numero e valore delle transazioni (2019)
Fonte: Banca d’Italia

Cosa è accaduto durante la pandemia

Durante la pandemia, la paura di essere infettati dal Covid e le raccomandazioni dei governi per limitarne la diffusione hanno influenzato la scelta del metodo di pagamento, favorendo il contactless.

Uno studio di Sumup, azienda fornitrice di Pos, evidenzia la crescita dei pagamenti contactless per settore in Italia nel 2022, rispetto al 2021. Secondo lo studio, tra i tassisti i pagamenti cashless sono aumentati dell’87 per cento; segue l’intrattenimento (cinema, teatri) con il 65 per cento; terzi ristoranti e bar, con il 51 per cento.

Gli incentivi ai pagamenti elettronici e le sanzioni agli esercenti che non forniscono i mezzi per utilizzarli, dunque, sembrano aver già fatto il loro effetto. Valle d’Aosta, Lazio e Lombardia sono le tre regioni con la più alta variazione di transazioni. In generale, le regioni del Nord hanno visto crescere di più le transazioni elettroniche, fatta eccezione per il Friuli-Venezia Giulia (16°). Bisogna però considerare che si parla di variazioni e non di termini assoluti, anche se i dati ufficiali per gli anni scorsi indicano una maggiore propensione ai pagamenti elettronici al Nord, fattore che fa pensare a un allargamento dei divari territoriali.

Benché molto più lentamente che nel resto d’Europa, anche in Italia sembra ci si diriga sempre di più verso una società cashless. La strategia della Banca centrale europea non prevede l’abbandono del contante, che, oltre a essere una riserva di valore, permette a coloro che non hanno accesso ai pagamenti elettronici di non essere svantaggiati.

Tuttavia, l’utilizzo dei pagamenti elettronici comporta una serie di vantaggi non indifferenti, dal minor rischio di subire furti al contrasto all’evasione. I dati sulla loro sempre maggiore diffusione non possono che essere letti come una buona notizia. Per quanto riguarda l’Italia, tuttavia, è fondamentale accelerare il processo di transizione verso una società senza contanti.

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