È quasi impossibile ricordare la personalità e il genio creativo di Christian Dior senza pensare a quella celebre copertina di Paris Match che lo ritraeva ai piedi di una mannequin con un metro da sarto in mano mentre misurava la lunghezza di una delle sue mitiche gonne a corolla, quelle ampie e vaporose che arrivavano a metà polpaccio. La foto fu scattata nel 1953, in un periodo in cui Dior era già diventato un astro luminoso nel firmamento della moda internazionale e le sue creazioni avevano portato in tutto il mondo una ventata di innovazione, modernità ma anche un’accesa polemica.

Erano gli anni del dopoguerra e mentre l’economia mondiale risentiva ancora dei tempi duri e cupi del razionamento anche in fatto di tessuti e metrature degli stessi, Monsieur Dior aveva lanciato sul mercato una nuova idea di femminilità ribattezzata “New Look” accantonando il panno e le linee rigorose delle “donne soldato” e introducendo una silhouette innovativa fatta di spalle arrotondate, vite strette in bustini e corsetti e gonne ampie realizzate con stoffe pregiate.

Per confezionare una gonna della maison Dior e ottenere l’ampiezza desiderata occorrevano oltre 10 metri di tessuto e per un abito da sera ne servivano addirittura 25 in una visione della moda che abbandonava il ricordo della povertà e delle rinunce del periodo bellico per lasciare definitivamente spazio alla libertà del lusso e del piacere di uno stile che era al tempo stesso nuovo – new look, appunto – e memore dell’eleganza del passato.

Christian Dior d’altronde, nato a Granville nel 1905, era sempre stato affascinato dalla grande bellezza dell’arte e ben presto, nonostante il padre, ricco industriale produttore di fertilizzanti, sognasse per lui la carriera di diplomatico, aveva abbandonato gli studi di scienze politiche per aprire nel 1928 una galleria che nel giro di poco tempo divenne una delle più quotate di Parigi e ospitò opere di Jean Cocteau, George Braque e Pablo Picasso. Dopo l’esperienza di illustratore per la rivista Figaro e di assistente al disegno dello stilista Robert Piguet e dopo il servizio militare nel periodo della seconda guerra mondiale, Dior nel 1946 era riuscito ad aprire il suo primo atelier al leggendario 30 di Avenue Montaigne grazie ad un importante investimento del re del cotone Marcel Boussac e da allora non si era più fermato.

Dopo la linea a corolla ne aveva create altrettante che costituiscono i capisaldi dell’alta moda a livello mondiale come la linea a tulipano che metteva in evidenza il seno o il tailleur Bar che accostava all’iconica gonna a corolla di lana nera un giacchino con falde arrotondate e, primo fra tutti i creatori di moda, aveva corredato le sue collezioni di accessori come scarpe, borse, foulard, calze, biancheria intima iperfemminile fatta di guepiere e bustier senza tralasciare il make up e la profumeria con il lancio di rossetti, smalti per unghie e fragranze destinate a diventare leggendarie ed essere tra le più richieste anche ai giorni nostri.

“Quando le donna veste bene” amava ripetere Dior, “l’uomo la considera attraente come se non indossasse niente” e possedere un abito di colui che era diventato “il francese più famoso del mondo” era il sogno di tutte le donne e l’imperativo di molte personalità e dive dell’epoca come Evita Peron, Rita Hayworth e Gina Lollobrigida. Christian Dior credeva fermamente nel destino e amava moltissimo il mughetto, fiore che ha ispirato uno dei profumi più celebri della maison. Ritenendolo un porta fortuna, era solito cucirne alcuni mazzetti negli orli delle sue famosissime gonne prima di ogni sfilata.

Ma il destino che gli è stato certamente favorevole illuminando la sua incredibile carriera e la fama immortale, non lo è stato altrettanto sul piano della salute e della morte prematura. Christian Dior si è spento il 24 ottobre del 1957 all’età di 52 anni per uno scompenso cardiaco a Montecatini dove era solito trascorrere le vacanze e sottoporsi alle cure termali per i suoi problemi respiratori. In soli 10 anni è riuscito a costruire un impero e una casa di moda tra le più celebri al mondo. Dopo di lui la maison Dior è stata guidata da Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano, Raf Simons e dal 2016 da Maria Grazia Chiuri, la prima donna, nostra connazionale, che ha saputo mescolare sapientemente la tradizione delle iconiche forme dello stile Dior con una visione più moderna e contemporanea. Un connubio che a Monsieur Dior, stilista rivoluzionario proiettato nel sogno del futuro con un occhio alla raffinatezza del passato, sarebbe certamente piaciuto.

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