Domani è convocato un consiglio di amministrazione di banca Monte dei Paschi di Siena senese che dovrà fare il punto sul nuovo aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. La banca toscana vale oggi in borsa circa 220 milioni di euro e oggi ha perso un altro 3,6% a fronte di un listino generale piatto. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato Luigi Lovaglio ha ribadito la volontà di far partire l’operazione il prossimo 18 ottobre. La ricapitalizzazione avviene però in una fase di debolezza del mercato e forti incertezze. Gran parte dell’iniezione di nuovi fondi sarà a carico del ministero del Tesoro che ancora possiede il 64% della banca e che verserà quindi 1,6 miliardi di euro. Rimangono da trovare investitori disposti a versare 900 milioni di euro e su questo stanno emergendo difficoltà. Si parla di 250 milioni di euro che potrebbero arrivare da Anima e Axa, il gruppo assicurativo francese possiede già una piccola partecipazione e ha accordi commerciali per la distribuzione dei suoi prodotti. Anima, gestore di fondi controllato al 20% da Banco Bpm, ha a sua volta accordi commerciali con Mps.

Altri soldi, si parla di un centinaio di milioni, si spera possano arrivare da casse e fondazioni bancarie sui cui, secondo indiscrezioni di stampa, sta premendo anche il Tesoro. Secondo il quotidiano la Nazione solo a Fondazione Mps ne sarebbero stati chiesti una trentina. L’incertezza sulle adesione complica l’accordo con il pool di banche che dovrebbe garantire l’esito favorevole dell’aumento, garantendo in ogni caso l’acquisto delle azioni che non si dovesse riuscire a venderle ad altri investitori. Dovrebbero farne parte Mediobanca, Citigroup, Credit Suisse e Bank of America che, tuttavia, al momento non hanno ancora sottoscritto accordi vincolanti. Il nervosismo che accompagna l’operazione si può leggere nei cali delle quotazioni di quattro bond subordinati di Mps, che oggi vengono scambiati a circa la metà del loro valore nominale. Il motivo è che questa tipologia di titoli può essere coinvolta nelle operazioni ricapitalizzazione e, in caso di necessità, essere convertita in azioni subendo significative svalutazioni.

Il denaro che verrebbe raccolto con l’aumento di capitale servirà in buona misura per finanziare l’esodo di 4mila dipendenti del gruppo funzionale al piano di risanamento concordato con la Commissione Ue. Durante la campagna elettorale sia la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che quello della Lega Matteo Salvini avevano espresso perplessità sull’operazione auspicando che Mps potesse diventare il fulcro di un terzo polo bancario nazionale focalizzato sui finanziamenti alle piccole e medie imprese.

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