Da una settimana si trova detenuta nel carcere di Teheran, tra i dissidenti del governo iraniano. Per Alessia Piperno il 28 settembre si sono aperte le porte del penitenziario di Evin: un carcere tristemente conosciuto per i suoi metodi particolarmente crudeli attraverso le diverse testimonianze dei fuoriusciti, che parlano di esecuzioni – molte finte e messe in atto per fare pressioni psicologiche sui prigionieri – pestaggi e torture.

Da domenica, il giorno della telefonata di Alessia in lacrime ai genitori per chiedere aiuto, dall’Italia si è attivata la macchina della Farnesina per ottenere la sua liberazione. E oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo iraniano Hossein Amirabdollahian. La notizia è stata diffusa dall’agenzia statale di Teheran, Irna, che non ha però menzionato il caso di Alessia Piperno, tra gli argomenti del colloquio. Secondo indiscrezioni però, come conferma l’Adnkronos, i due ministri hanno parlato anche della giovane travel blogger romana.

E mentre si lavora per trovare una soluzione diplomatica alla vicenda (ad esempio con l’espulsione di Alessia dall’Iran) si cerca di ricostruire gli ultimi giorni di libertà della giovane e il contesto nel quale è avvenuto l’arresto. Da quanto si apprende, soprattutto dagli appunti del suo viaggio postati sui social, è certo che Alessia abbia trascorso un periodo anche nel Kurdistan iraniano, una zona che viene costantemente monitorata per via delle istanze anti regime e dove una donna straniera non passa certo inosservata. Si trovava in Iran da due mesi e mezzo con regolare visto che però scadeva il 14 settembre. Per questo era intenzionata a tornare in Pakistan ma impossibilitata perché non aveva ancora ricevuto il lasciapassare. Così avrebbe ottenuto il permesso di rimanere in Iran fino a metà ottobre mentre nel Paese divampavano le proteste scatenate dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata e uccisa per non aver indossato correttamente il velo. Proteste che la magistratura in Iran promette di fermare duramente, con punizioni esemplari per i mercenari” al servizio di interessi stranieri che aizzano i manifestanti.

Tutto questo mentre la mobilitazione e le proteste in Iran proseguono e da Teheran arriva anche l’ennesima storia di violenza. E’ quella della 16enne, Nika Shakarami scomparsa il 20 settembre scorso mentre partecipava alle manifestazioni, anche cantando (come si vede in un video poi diffuso sui social dopo la sua morte): i familiari hanno ritrovato il corpo solo il 30 settembre scorso, in un obitorio di un centro di detenzione della capitale, con il naso rotto e la testa fracassata, come hanno raccontato gli stessi parenti.

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