Le elezioni sono passate ma anche durante queste elezioni la rendita immobiliare parassitaria e speculativa ha fatto sentire la sua voce forte e chiara. Nella campagna elettorale, appena conclusa, una associazione della proprietà che ha orecchie attente sia nel centro destra che in alcune parti del centro sinistra, ha dettato il suo verbo, quello egoista, quello che della proprietà privata e soprattutto dei suoi privilegi si fa vanto.

Non era bastato che durante l’emergenza Covid l’ineffabile associazione dei proprietari si fosse lanciata nell’ardita ed egoistica proposta che gli sfratti si dovevano eseguire per forza, anche in emergenza sanitaria mondiale, in quanto il diritto alla proprietà immobiliare era, a loro dire, superiore al diritto alla salute e credo anche del buon senso. Nel 2020 e 2021 Confedilizia aveva tuonato contro la sospensione degli sfratti, mentre sui balconi si esponevano il “restiamo a casa”, con un duro scontro con l’Unione Inquilini.

Nell’ultima settimana di campagna elettorale Confedilizia si è superata e ha reso ancora più evidente la sua idea classista e ideologica – la loro sì, davvero ideologica – basata su un iperliberismo davanti al quale gli altri diritti decadono, diffondendo a pochi giorni dal voto cinque proposte.

Tra queste ne segnalo due perché particolarmente indicative della mentalità della proprietà immobiliare in Italia, che, si deve dire, non ha eguali in Europa.

La prima che segnalo riguarda: “la necessità di sviluppare il turismo con la proprietà diffusa, per il bene dell’intera economia nazionale e la rinascita di aree e borghi altrimenti senza futuro. In questa prospettiva, è necessario promuovere lo sviluppo di nuove forme di ospitalità. A partire da quelle che, come le locazioni brevi, mettono al centro la proprietà immobiliare diffusa, anche attraverso il ricco patrimonio storico-artistico nazionale”.

Attenzione in pratica si propone di utilizzare il patrimonio storico-artistico nazionale, che è bene comune e proprietà pubblica, come b&b da parte di privati prendendo il positivo degli introiti e lasciando il negativo delle manutenzioni al pubblico. Che dire una proposta davvero inaccettabile, ammantata da una definizione di “nuove forme di ospitalità” dove da questa deriva una idea di città vetrina, tutta dedita al turismo mordi e fuggi di tipo essenzialmente speculativo.

Ma Confedilizia si supera quando si occupa della tutela dell’affitto. L’associazione dei proprietari considera “stringente la necessità di salvaguardare i locatori che affittano le loro proprietà, soprattutto quelle di tipo residenziale”. Partendo dal presupposto che “buona parte del problema della scarsa tutela non dipende dalla normativa ma da prassi poco limpide che si sono normalizzate negli anni” e propone “alcune modifiche legislative come l’affidamento delle esecuzioni anche a soggetti diversi dagli ufficiali giudiziari e la possibilità di avvalersi dell’assistenza delle guardie giurate che potrebbero facilitare il raggiungimento dell’obiettivo, con conseguenze positive in termini di ampliamento dell’offerta abitativa”.

Sì, avete letto bene Confedilizia mette in relazione l’ampliamento dell’offerta abitativa con la possibilità di eseguire gli sfratti attraverso guardie giurate che ovviamente con metodi spicci e in tempi brevi garantirebbero la liberazione dell’alloggio e la piena affermazione del diritto di proprietà privata.

Lo scrivo senza ipocrisie: trovo questa proposta da parte di Confedilizia incivile, illegale e arrogante. Che ha visto da parte dell’Unione Inquilini la richiesta alle forze politiche di rigettare tali proposte.

Che poi come da questo possa derivare un ampliamento dell’offerta abitativa, ad affitti sostenibili, sfugge non dico alla logica ma al buonsenso. Confedilizia fa finta di non sapere che la questione sfratti non deriva dalle modalità di esecuzione ma dal dato di fatto che essendo gli sfratti al 90% motivati da morosità significa che gli affitti sono troppo alti per i redditi delle famiglie. Da parte dell’associazione dei proprietari sembra che non si tenga conto del fatto che sono circa 900.000 le famiglie in Italia in affitto con redditi da povertà assoluta e che oltre 600.000 sono le famiglie in attesa di una casa popolare nelle graduatorie che ovviamente non ne hanno una in proprietà. Con tali livelli di redditi come si fa a non capire che è il mercato delle locazioni un mercato finto dove non c’è possibilità di incrocio tra domanda e offerta.

Se si chiudono gli occhi su questa realtà poi non mi stupisce che da parte della rendita immobiliare vengano proposte come quelle sopra descritte. Il problema nasce quando e se da parte della politica queste proposte trovano orecchie attente e disposte ad attuarle.

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