I veicoli elettrici, l’ampliamento delle gamme elettrificate non possono, da sole, essere la panacea all’inquinamento ambientale, è abbastanza chiaro: e fare sostenibilità, nell’industria automobilistica, significa occuparsi di ogni aspetto della vita di un veicolo, non solo di quando e come andrà su strada. Lavorare a essere sostenibili significa, quindi, rivedere dalla base tutti i paradigmi di produzione, saper compensare la propria impronta sull’ambiente con azioni di riequilibrio e studiare una fine del veicolo, in tutte le sue parti, il meno impattante possibile.

Parla di questo la strategia per il 2030 di Skoda, e lo fa partendo dal modo in cui poter essere neutrali climaticamente nella mobilità, nell’uso di materiali per la produzione, nell’uso delle energie necessarie alla produzione, nella destinazione secondaria delle batterie dei veicoli e nelle azioni di riequilibrio della biodiversità.

Skoda ha quindi dichiarato che oltre al lancio di tre nuovi modelli elettrici entro il 2026, prevede di ottenere dalla gamma elettrica il 70% delle vendite globali entro il 2030 e di ridurre del 50% (rispetto al 2020) le emissioni di CO2 della flotta entro il 2030.

Quanto ai processi produttivi, la casa boema – il cui Consiglio di Gestione dal 2021 si avvale del parere di un Consiglio Esterno per la Sostenibilità sulle misure da adottare, di cui fanno parte specialisti esterni e indipendenti – dichiara di fare un uso sempre più grande delle energie rinnovabili: l’obiettivo è di rendere i tre stabilimenti carbon neutral entro il 2030 a eccezione di quelli in India, che lo saranno già entro la metà del decennio; per lo stabilimento di Vrchlabí che si occupa di componentistica, invece, la neutralità carbonica è stata raggiunta già alla fine del 2020.

Inoltre, Skoda sta finanziando la costruzione di un parco eolico a Moravice-Melč, nell’est della Repubblica Ceca, ed è coinvolta nella costruzione di un altro in Finlandia per il quale, con un volume di energia calcolato di 570 GWh ogni anno, la produzione di energia pulita stimata sarebbe pari a quella necessaria per rifornire di elettricità circa 150.000 famiglie o ad alimentare i veicoli elettrici Skoda a zero emissioni locali.

Il marchio del gruppo Volkswagen da tempo studia il modo di ricavare materiali e tessuti da fibre naturali e non solo, tanto che attualmente quasi un terzo dei materiali di un veicolo Octavia è riciclato da vetro, plastiche e metalli, che sono stati inseriti anche nella produzione di modelli come Skoda Vision 7S e Skoda Enyaq iV, quest’ultima realizzata con rivestimenti in lana vergine e bottiglie in plastica PET; per i modelli futuri, invece, prevede l’utilizzo di materiali di derivazione naturale, come fibre di barbabietola da zucchero e buccia di riso, canapa, sughero, fibre di cocco.

Una pratica, questa, che risponde pienamente alle direttive europee in materia: “Essere in grado di riciclare quasi completamente un’auto è lo scenario ideale per un produttore orientato alla sostenibilità. In Škoda e nel Gruppo Volkswagen ci siamo posti l’obiettivo di recuperare oltre il 95% dei materiali, molto più dello stesso obiettivo UE fissato all’85%” afferma Johannes Neft, Membro del Board di Skoda Auto per lo Sviluppo Tecnico.

Quanto alle batterie, invece, una volta finita la loro “vita” all’interno del veicolo, vengono destinate a sistemi di accumulo statici, per poi essere smaltite definitivamente.

Infine, progetti di biodiversità, come quello della riforestazione nella Repubblica Ceca: dal 2007, infatti, la Casa ha piantato un albero per ogni veicolo consegnato nel mercato nazionale, ricreando una nuova foresta (in 170 località) che ad oggi ha un’area totale di 227 ettari.

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