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Usa, l’Fbi può usare i documenti sequestrati a Trump: Corte d’appello ribalta la decisione del giudice federale

La corte ha autorizzato il dipartimento di Giustizia a continuare a usare i documenti riservati, sequestrati dall’Fbi nella tenuta di Mar-a-Lago del tycoon l'8 agosto scorso. È prevalso il pubblico interesse: "In gioco c'è la sicurezza nazionale"
Usa, l’Fbi può usare i documenti sequestrati a Trump: Corte d’appello ribalta la decisione del giudice federale
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Sentenza ribaltata per l’ex presidente Usa, Donald Trump. Una Corte d’appello federale di Atlanta, composta da tre giudici, ha autorizzato il dipartimento di Giustizia a continuare a usare i documenti riservati sequestrati dall’Fbi nella tenuta di Mar-a-Lago del tycoon l’8 agosto scorso. Dossier classificati come top secret che il magnate aveva portato via dalla Casa Bianca alla fine del suo mandato. La corte ha stabilito che nella vicenda prevale il pubblico interesse e che quindi sia necessario proseguire con gli accertamenti, visto che in gioco c’è la sicurezza nazionale.

Una dura sconfitta per Trump: gli investigatori continueranno a esaminare le carte e potrebbero anche presentare un’accusa penale nei confronti dell’ex inquilino della Casa Bianca per avere conservato documenti top-secret nella propria tenuta, dopo avere lasciato la presidenza degli Stati Uniti. La Corte d’appello ha annullato il divieto che un giudice federale aveva posto, bloccando di fatto l’indagine dell’Fbi. Inoltre, è stata definita errata la decisione della Corte distrettuale di nominare uno special master a cui affidare il compito di vagliare i documenti.

Il 16 settembre, infatti, la giudice federale Aileen Cannon, nominata dallo stesso Trump, aveva respinto la richiesta del dipartimento di Giustizia di riavere accesso alle carte. “La corte non ritiene che sia appropriato accettare le conclusioni del Governo su questo tema particolarmente delicato e considera necessaria la revisione di una parte terza, effettuata in modo celere e ordinato”, aveva scritto Cannon. Come riportato dal New York Times, questa “parte terza”, lo special master, era stata identificata in un candidato suggerito dal team legale del tycoon: il giudice veterano di New York Raymond Dearie. Da qui la decisione del dipartimento di Giustizia di fare appello contro la sentenza di Aileen Cannon, anche per il rischio, ora scongiurato, che si rallentasse in modo significativo l’inchiesta contro l’ex presidente.

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