Niente da fare. Nonostante l’allarme lanciato da Libera e da magistrati autorevoli la commissione Giustizia della Camera ha comunque espresso parere positivo al decreto legislativo della ministra Marta Cartabia, che attua la delega con la riforma del processo Penale. Il parere positivo “secco”, cioè senza osservazioni o condizioni, proposto dal relatore Franco Vazio del Pd, è stato votato da tutti i partiti che sostenevano la maggioranza del governo di Mario Draghi: e dunque Lega, Pd, Forza Italia e Azione. Hanno votato contro i deputati del Movimento 5 stelle, dopo aver proposto una parere alternativo in cui venivano chieste delle modifiche al testo del governo. Oltre al voto contrario del M5s, da segnalare anche quello negativo dei deputati di Alternativa oltre all’astensione di Fratelli d’Italia. Pure al Senato la commissione Giustizia aveva espresso un parere positivo “secco”: adesso il decreto legislativo potrà dunque essere emanato subito dal governo e pubblicato in Gazzetta.

Il colpo di spugna – Passa dunque anche il “buco” contenuto nel decreto sulle confische dei beni. A causa dell’introduzione dell’improcedibilità, cioè il meccanismo che fa “morire” i processi se in Appello non si concludono entro un certo periodo di tempo, rischiano di andare in fumo i sequestri e le confische penali. Anche quelle relative a soggetti che erano stati condannati in primo grado. “In molti casi la confisca sarà revocata pur in presenza di beni provento, diretto o indiretto, del reato anche di delitti di criminalità organizzata, tributari, in materia di corruzione“, ha scritto Francesco Menditto, procuratore di Tivoli, tra i magistrati più esperti in Italia in tema di confische, in uno studio sulla rivista giuridica Sistemapenale.it. Un’analisi, quella di Menditto, che aveva portato Libera a lanciare l’allarme: “Si rischia un colpo di spugna nei confronti della confisca penale dei beni confiscati, un arretramento del principio per cui la criminalità da profitto si contrasta con la sottrazione delle ricchezze illecitamente”, ha scritto in una nota l’associazione antimafia, chiedendo di modificare la norma, “per evitare che i patrimoni acquisiti illecitamente siano restituiti per motivi formali derivanti della improcedibilità per decorso dei termini”. Così non è stato: la commissione ha dato il suo via libera senza chiedere alcuna modifica. E adesso la riforma Cartabia rischia di produrre un altro effetto nefasto. Per fare un esempio pratico: il denaro sottratto dalle tasse dagli evasori fiscali o le somme in contanti trovate in possesso degli spacciatori di stupefacenti, così ancora come le mazzette incassate da pubblici ufficiali corrotti, tornerebbero ai soggetti condannati in primo grado, dopo la dichiarazione d’improcedibilità da parte del giudice d’Appello. Ecco perché Menditto nel suo studio parlava di un “arretramento del principio per cui la criminalità da profitto si contrasta con la sottrazione delle ricchezze illecitamente accumulate“.

La proposta dei 5 stelle per un parere alternativo – La commissione non ha ascoltato i rilievi del magistrato, che non è certo una toga antigovernativa: è stato infatti indicato dalla guardasigilli tra i componenti del consiglio direttivo dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. E dire che prima del voto i 5 stelle avevano presentato un parere alternativo: il capogruppo Eugenio Saitta chiedeva 10 modifiche al testo, rimettendo in discussione le norme approvate dalla legge di delega. Secondo i 5 stelle quelle norme “presentano alcune criticità che rischiano di rendere meno efficiente la nostra giustizia penale rispetto alle giustificate esigenze degli utenti del servizio Giustizia, i cittadini, nonché di indebolire, di fatto, il contrasto di reati particolarmente gravi nel nostro ordinamento”. Sul punto delle confische i 5 stelle chiedevano d’implementare “la disciplina relativa in caso di intervenuta improcedibilità, in modo da poter portare avanti il procedimento in appello (anche) ai soli fini della confisca”. Una richiesta simile a quella avanzata da Libera, che però è rimasta inascoltata.

Il dibattito in commissione: da Fi alla Lega, al Pd e Azione tutti a favore – Anche perché gli altri partiti si sono opposti a ogni eventuale modifica. Enrico Costa di Azione ha parlato di un “parere semi-giustizialista” riferendosi a quello dei 5 stelle, respingendolo come il capogruppo del Pd Alfredo Bazoli: “Questa riforma – ha detto all’Ansa – è la cosa migliore approvata in questa legislatura: migliora in efficienza, efficacia, in tema di garanzie per gli imputati e per le parti tutto il processo penale”. Soddisfatto, al termine del voto, il relatore Vazio: “È un passo importante in direzione di un giusto processo e anche in direzione di accelerare i tempi del processo pur tenendo alte le garanzie. Ogni riforma, anche la migliore, va verificata sul campo e anche questa non si sottrae a questo principio. Certo è che il lavoro svolto sui decreti legislativi dal Ministro Cartabia e dai uffici del ministero è stato eccellente”. Di segno completamente opposto il commento dei 5 stelle. “Avevamo proposte modifiche su alcuni punti rilevanti della delega ma non c’è stata nessuna apertura. Pensiamo al nodo delle confische, denunciato da Libera e dal mondo dell’Antimafia, o alle conseguenze per le vittime dei reati di alcune norme sulla giustizia riparativa e sul patteggiamento o, ancora, al tema del diritto all’oblio, questione su cui il testo non ci soddisfa, anche per le criticità rilevate in contributi e pareri tra i quali quello del Garante della Privacy, mettendo cosi a rischio il diritto di cronaca. Il nostro voto non poteva che essere contrario”, dice il deputato Vittorio Ferraresi.

Via libera anche al decreto sulla riforma civile – Oggi la Commissione Giustizia ha votato anche il parere positivo al decreto legislativo della ministra Cartabia che attua la legge delega di riforma del processo civile. Tutti i gruppi hanno vatato a favore tranne M5s e Fdi che si sono astenuti, contrari i deputati di Alternativa. Abbiamo trasmesso “entro i termini 20 rilievi puntuali, chirurgici, squisitamente tecnici. I nostri rilievi se recepiti, avrebbero migliorato il provvedimento consentendo di eliminare alcune contraddizioni presenti nel testo, di fare chiarezza su alcuni profili, di alleggerire i nuovi incombenti gravanti sugli avvocati e di evitare un’eccessiva inutile contrazione degli spazi di difesa”, fanno sapere i parlamentari dei 5 stelle. “Dal momento che di fronte alle nostre legittime osservazioni vi è stata l’assoluta e immotivata chiusura delle relatrici, abbiamo optato per l’astensione in modo da non avvalorare un parere incompleto e insoddisfacente”.

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