“Ma davvero siete venuti qui per liberarmi?”. Così ha detto la 67enne segregata in casa per 22 anni alle forze dell’ordine, arrivate per portarla via. Lo racconta proprio uno degli investigatori a Il Corriere della Sera. “Io in questo posto non voglio più starci”. I carabinieri l’hanno trovata in uno stato di terrore e all’inizio non voleva parlare. Quando ha capito che davvero i carabinieri erano lì per lei, è scoppiata “in un pianto liberatorio”. Era tenuta in stato di prigionia all’interno di un casolare nel borgo di Casalciprano, vicino a Campobasso.

La donna è rimasta vedova nel 1995. Da allora si era trasferita con fratello e cognata: all’inizio una convivenza nei limiti della norma, poi la privazione della libertà. “Non mi facevano fare nemmeno il bagno… Potevo lavarmi una volta al mese nella vasca del bucato”, ha spiegato. Ha detto di essere stata “ridotta al silenzio, erano schiaffi e insulti se parlavo senza che prima mi dessero il permesso”. Mangiava “ciò che mi davano, richieste fatte a voce dalla finestra…”. Nella stanza in cui era costretta a stare non aveva riscaldamento: “D’inverno, per riparami dal freddo, usavo delle coperte”. La sua vicenda ha attraversato un cambio di corso dopo che il capitano Edgard Pica ha ricevuto una lettera anonima che invitava le forze dell’ordine a controllare la casa. Ha riferito di essere rimasto colpito dalla “capacità di ‘resilienza’ della donna”.

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Segregata da 22 anni in una piccola stanza, liberata dai carabinieri dopo una segnalazione: “Orrore quotidiano”

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Strage di Samarate, Nicolò Maja potrà tornare a casa. Il legale: “Cammino ancora lungo, ma ripresa strepitosa”

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