I casi più recenti: un giovane bracciante gambiano trovato impiccato nel penitenziario di Siracusa e un 44enne finito dentro per furto a Caltagirone, mentre era in attesa di essere inserito in una comunità assistita. I suicidi in carcere continuano a rappresentare un allarme, al punto che il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, sottolinea come sia cruciale “L’inserimento degli psicologi in maniera stabile e strutturale in pianta organica nelle carceri”. Lo ha scritto in una lettera inviata al capo dipartimento del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Carlo Renaldi – a meno di due settimane dalla nuova circolare del Dap sulla prevenzione dei suicidi in carcere. “Se con la riforma della sanità in carcere, il tema del disagio mentale è rimandato ai presidi sanitari e ai colleghi dell’azienda, la complessità del suicidio rende necessario un lavoro di staff che male si fa con chi è presente poco in termini di ore e di visibilità. Inoltre, per provare a incidere sulle molteplici cause di fatti così gravi è necessario a nostro avviso saper leggere il contesto per agire anche con e sull’organizzazione”, scrive Lazzari.

“Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – aggiunge Lazzari – in coda alla circolare fa riferimento all’immissione in ruolo di nuove figure e all’incremento di esperti ex art. 80. Riteniamo cruciale che parte delle risorse siano destinate all’inserimento degli psicologi in maniera stabile e strutturale in pianta organica, e che, per quanto riguarda gli ex art. 80, venga modificata la norma per consentire la possibilità di avere un monte ore più ampio, una diversa modalità di selezione e, di conseguenza, una maggiore stabilità finalizzata ad armonizzare il lavoro in equipe con gli altri operatori penitenziari e soprattutto essere di supporto ai colleghi dell’area sanitaria”.

Anche l’associazione Antigone, nei giorni scorsi, aveva sollevato l’allarme sul fenomeno: negli ultimi otto mesi si sono registrati 57 casi di suicidio. “Il carcere non è una condanna a morte. È necessario intervenire affinché il dramma che sta interessando gli istituti di pena italiani in questo 2022 si possa fermare”, chiede Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione impegnato a lottare per i diritti dei detenuti. Nel 2022 pesa soprattutto il mese di agosto con 14 suicidi: più di uno ogni due giorni. “Proprio in questo mese così drammatico la nostra associazione – spiega Gonnella – ha lanciato la campagna ‘Una telefonata allunga la vita’, chiedendo una riforma urgente del regolamento del 2000 che porti ad una liberalizzazione delle telefonate per i detenuti”. A sollecitare un intervento sulla scia di questa estate dei suicidi sono anche alcune detenute del carcere delle ‘Vallette’, che via Twitter hanno annunciato uno sciopero della fame “a staffetta”: fino al 25 settembre, giorno delle elezioni, a turno digiuneranno per chiedere una riforma penitenziaria.

Spesso si uccidono persone giovani, dato che la maggior parte di chi si è tolto la vita quest’anno aveva tra i 20 e i 30 anni. Secondo i volontari di Antigone, in un momento di sconforto, sentire una voce familiare, può aiutare una persona a desistere dall’intento di suicidarsi. “I 10 minuti a settimana previsti attualmente – aggiunge Gonnella – non hanno più nessun fondamento, né di carattere tecnologico, né economico, né securitario. Cambiare quel regolamento non comporta alcun atto legislativo e il governo potrebbe farlo anche in questa fase transitoria”. Ricorda come dopo la sospensione dei colloqui nel 2020, Antigone “chiese che a tutti i detenuti fossero concesse chiamate e videochiamate in più rispetto a quanto previsto dai regolamenti. Quella richiesta fu accolta e nel giro di pochi giorni nelle carceri di tutto il paese arrivarono oltre 1.000 tra cellulari e tablet. Servì a riportare la calma negli istituti di pena” attraversati dalla proteste. “Oggi – insiste – il dramma che sta attraversando il carcere non è il Covid ma sono i suicidi”.

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