In un mercato europeo che molti operatori definiscono “impazzito” i costi dell’elettricità sono saliti ovunque. Un anno fa, di questi tempi, un megawattora si pagava in media 50 euro, ora si arriva a 20 volte tanto. Il problema è comune ma le differenze tra paesi sono significative. Questa mattina il prezzo per la consegna oggi su domani andava dai 188 euro dei mercati di Spagna e Portogallo fino ai 764 euro di quello dell’Austria. L’Italia si colloca nella parte alta della classifica, con un costo pari a 740 euro, non distanti la Francia (733 euro), l’Ungheria (731 euro) e la Grecia (697 euro). Appena un poco meglio Germania (658 euro) e Belgio (630) mentre i prezzi sono decisamente più bassi, meno della metà, nei paesi scandinavi. Le oscillazioni dei prezzi sono ampie e veloci, in poche ore la quotazione del megawattora può cambiare di una dimensione superiore a quello che un anno fa era il suo prezzo. Questo significa anche che nella classifica dei paesi in cui l’energia è più costosa le posizioni possono alternarsi velocemente.

Storicamente, sebbene, ripetiamolo, con prezzi molto più contenuti, i paesi europei dove l’elettricità è più costosa sono Danimarca, Germania, Italia e Irlanda. L’anomalia forse più evidente di questa fase è la Francia, paese che fino a non molti mesi fa produceva più elettricità di quella che consumava grazie al suo parco di centrali nucleari. Impianti che sono però alle prese con una serie di problemi. Dalla manutenzione straordinaria ed ordinaria alle difficoltà causate dalla crisi idrica (l’acqua dei fiumi serve per raffreddare i reattori). Se prima i reattori assicuravano al paese il 70% del suo fabbisogno energetico, oggi si è scesi a circa il 50%. Anche la Francia quindi è costretta a comprare elettricità dall’estero. Spagna e Portogallo godono di un regime particolare in virtù delle loro caratteristiche. Ovvero alta incidenza delle rinnovabili e rete di collegamento con il resto d’Europa carente. Per queste ragioni Bruxelles ha concesso la possibilità di porre un tetto ai prezzi, il differenziale viene colmato con soldi pubblici.

Il prezzo dell’elettricità si determina in modo un po’ particolare. In sostanza a fissarlo per tutti i produttori è la fonte più costosa, quindi il prezzo dei singoli mercati dipende anche dal mix energetico dei vari paesi. In questo momento il gas le cui quotazioni sono decuplicate dopo l’inizio della guerra in Ucraina e con la decisione di Mosca di ridurre i flussi verso l’Europa. Ricorrere a forniture di emergenza (navi con gas liquefatto), pozzi di scarsa efficienza etc, spinge i prezzi ancora più in alto. Del resto se sul mercato c’è la disponibilità a comprare elettricità anche ai prezzi definiti in base al prezioso gas, perché un produttore che usa l’idroelettrico, il cui costo è bassissimo, dovrebbe vendere a sconto? Ridurre rapidamente i consumi, soprattutto alcuni, è molto difficile. Questo fa si che la domanda non scenda abbastanza per influenzare i prezzi.

Tanto meno quando si è scelto, come ha fatto l’Unione europea, di affidarsi in misura sempre maggiore ai soli meccanismi di mercato, scoraggiando i contratti con prezzi prefissati nel lungo termine e imponendo questo sistema di remunerazione. Per aumentare la concorrenza l’Ue ha obbligato gli stati membri a separare la rete elettrica dai produttori e a privatizzare le centrali per creare nuove imprese, che sarebbero state in concorrenza tra loro per fornire elettricità a una nuova società proprietaria della rete. Questa società, a sua volta, affitterebbe cavi a un’altra miriade di fornitori che acquistano elettricità all’ingrosso e vendono al dettaglio di case e aziende. La concorrenza tra i produttori dovrebbe ridurrebbe il prezzo all’ingrosso, quella tra fornitori il costo per i consumatori. Non è andata in questo modo.

Ora, di fronte all’emergenza, Bruxelles vorrebbe ripensare questo sistema. “Porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi è solo il primo passo. L’aumento vertiginoso dei prezzi dell’elettricità sta mettendo a nudo i limiti dell’attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità”, ha detto oggi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sollecitazioni in tal senso sono arrivate anche dal ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck che chiede di sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas. Il cancelliere austriaco Karl Nehammer propone un tetto europeo al prezzo dell’elettricità.

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Bruxelles: “Lavoriamo a una riforma del mercato elettrico”. La Germania apre all’ipotesi di un tetto ai prezzi

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