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La morte di Ayman al-Zawahiri, celebrata dagli Usa, non avrà risultati concreti sul campo

La morte di Ayman al-Zawahiri, celebrata dagli Usa, non avrà risultati concreti sul campo
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Ovviamente la morte di Ayman al-Zawahiri, capo di Al Qaida, non avrà nessun impatto sul futuro del fondamentalismo islamico globale. Le nuove reclute che si affacciano alle galassie del mondo radicale guardavano all’ultimo emiro di Al Qaida come una icona del passato, un rimasuglio di una era che si era conclusa da tempo. La morte di questo leader non intaccherà minimamente il proselitismo fondamentalista perché il fenomeno non è alimentato da figure autoritarie, modelli, ma da concause che i nostri esperti italiani ignorano buttandosi in analisi per pronosticare il nome del successore di al Zawahiri.

Ma il fondamentalismo islamico un fenomeno complesso con mille tentacoli. Si alimenta grazie alla mancanza di prospettive che i giovani arabi, delle periferie più disagiata e dei campi profughi, vedono nel futuro. L’assenza della speranza in un futuro migliore, l’assenza di libertà e l’idea diffusa che lo Stato, il governo, sia in mano ad un gruppo di élite corrotte, finanziate da poteri esterni al paese, spinge questi giovani a non sentirsi parte di uno Stato e a guardare nell’altrove l’unica via di fuga. Le loro speranze vengono però infrante mentre sono in fila davanti alle ambasciate di mezzo mondo, quando scoprono che nessuno Stato è disposto a dare loro il visto. Allora si aprono le porte di un senso di ingiustizia generalizzato mischiato alla miseria. Si crea un problema sociale che si trasforma nel fondamentalismo islamico: la bomba atomica dei miserabili.

Chi predica verità e giustizia contro un sistema ingiusto viene creduto e riesce a trovare proseliti. E’ accaduto così per l’Isis, le cui cause vanno rintracciate nel disagio – generalizzato – che i sunniti provano a causa dello strapotere degli sciiti. Una frammentazione confessionale voluta proprio dalle élite al potere, capaci di governare il paese esclusivamente esacerbando il confessionalismo.

La morte di Ayman al Zawahiri, celebrata dagli americani e da una parte dell’Occidente guerrafondaio, non avrà nessun risultato concreto sul campo perché il fondamentalismo si continuerà a nutrire di quella miseria che i crateri delle bombe, sganciate sulle città, che vogliamo ignorare.

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