Entro la prima settimana di agosto il governo dovrebbe varare il nuovo decreto Aiuti. Sul tavolo diverse ipotesi, che stanno facendo molto discutere. Dal bonus di 200 euro alla possibilità di azzerare l’Iva su pane e pasta e ridurla dal 10 al 5% su carne e pesce. Un’operazione da 10 miliardi, 8,5 dei quali arriveranno con l’assestamento di bilancio e che dovrà fare i conti con una situazione politica molto delicata. Se il decreto dovrà, infatti, essere convertito entro 60 giorni, non ci sarà tempo per le modifiche. Le ipotesi al vaglio sono state confermate dalla vice ministra dell’economia Laura Castelli. “È un piano concreto (quello di azzerare e ridurre l’Iva su alcuni prodotti di genere alimentare, ndr) ed eventualmente alternativo o aggiuntivo ai 200 euro – ha detto a Radio 24 – si stanno valutando i costi di entrambe le misure e soprattutto quali siano le più impattanti sulla vita degli italiani”.

Le ipotesi al vaglio – Il bonus 200 euro, di cui a luglio beneficeranno circa 30 milioni di italiani, è costato 6,8 miliardi di euro e altrettanti ne costerebbe. Il taglio dell’Iva, invece, costerebbe intorno ai 4 miliardi di euro. Almeno, come racconta Il Messaggero, prevedendo l’azzeramento dell’imposta sul valore aggiunto per pane, pasta, farina, patate, latte e olio d’oliva. Uno schema nel quale, però, si prevede anche di portare dal 10% al 5% l’Iva su carne bovina, di vitello e di pollo, salumi, pesce fresco, uova, cioccolato e gelati. Nel decreto dovrebbe anche arrivare la proroga della misura contro il caro bollette che scade il 30 settembre. Dunque per altri tre mesi, fino a fine 2022. E si studia la possibilità di alzare l’attuale limite Isee di 12mila euro per poter beneficiare degli sconti del bonus sociale luce e gas, che ad oggi riguarda 5 milioni di famiglie.

Le posizioni – Cgil e Uil sono più favorevoli al bonus di 200 euro anche ad agosto, mentre la Cisl non chiude ancora la discussione. Comune denominatore, però, è la consapevolezza che l’aiuto più concreto arriverebbe da un intervento sul caro energia, il cui peso sull’inflazione è notevole. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, tra “il rinnovo del bonus di 200 euro e un taglio dell’Iva sui beni necessari, a parità di stanziamento, è più utile il bonus, pur andando entrambe le misure nella giusta direzione”. Secondo Dona, infatti, “il bonus può essere destinato al ceto meno abbiente, con un reddito annuo inferiore ai 35 mila euro lordi, mentre il taglio dell’Iva riguarderebbe tutti, anche chi può fare a meno di questo aiuto, disperdendo così risorse preziose e scarse”. E poi, precisa Dona “un taglio limitato ai beni necessari con Iva al 4% rischia di produrre un effetto nullo sulle tasche” dei consumatori. È molto probabile, aggiunge, che i “commercianti, anche loro in grande difficoltà per via degli aumenti dei costi di esercizio e del caro bollette, non ritocchino in basso i loro listini a fronte di una riduzione dell’Iva così bassa e di prezzi che stanno invece esplodendo, non traslando sui loro clienti i possibili benefici del provvedimento del Governo”. Insomma: “Il taglio dell’Iva andrebbe solo a loro vantaggio”. Contrario il Codacons, che chiede interventi strutturali per arginare l’inflazione che costerà alle famiglie quasi 2.500 euro in più nel 2022. Assoutenti è invece “assolutamente favorevole a qualsiasi misura che introduca un taglio dell’Iva sui beni primari come gli alimentari”.

Quanto sono saliti i prezzi – L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat resi noti a metà luglio sull’inflazione annua di giugno per stilare 3 classifiche dei rialzi: prodotti alimentari, caro vacanze e quella relativa a tutti i beni e servizi. Proprio per quanto riguarda la top 20 dei prodotti alimentari, il record dei rialzi annui spetta all’olio diverso da quello di oliva che si impenna del 68,7% rispetto a giugno 2021. Al secondo posto il burro che si surriscalda del 28,1%. Sul gradino più basso del podio il cibo simbolo dell’Italia, la pasta (fresca e secca) che lievita del 22,6%. Seguono la farina (+20,6%), i pomodori che costano il 19,4% in più su base annua, le pesche (+18,4%), la margarina (+17,3%), all’ottavo posto le pere (+17,2%), poi entra in classifica la frutta fresca tipicamente estiva come i meloni e i cocomeri (+16,1%). Chiude la top ten il pollame (+15,1%), la carne più rincarata. Nella top 20 anche le arance con +15%, il riso in 13° posizione con +13,6%, il pane confezionato e le uova, entrambi al 15° posto con +13,3%, i gelati in 19° con +12,8%. Chiude la classifica dei rincari il latte conservato con +11,9%. Fuori classifica, ma comunque soggetti a rincari significativi i vegetali freschi con +11,7%, la frutta fresca +10,8% e il pane fresco +10,5%. “Azzerare l’Iva sui generi alimentari di prima necessità come pane, pasta, latte, frutta e verdura e far scendere dal 10 al 5 per cento quella su prodotti come carne e pesce significa salvaguardare il potere di acquisto soprattutto di chi ha redditi più bassi e dunque risente in modo più evidente dei rincari del carrello della spesa”, spiegano in una nota congiunta il sottosegretario all’Economia Federico Freni e il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio, che ritengono la misura “una risposta immediata a tanti italiani in difficoltà, che riteniamo più efficace della riconferma del bonus di 200 euro”.

La viceministra: “Ridurre l’Iva anche su altri prodotti” – Ma il tema dell’aiuto concreto agli italiani non si riduce alle misure da introdurre nel decreto, su cui mercoledì ci sarà il confronto con i sindacati. “È un lavoro che stiamo facendo – ha detto la viceministra all’economia Laura Castelli – Io lo dico da un paio di mesi, siamo in piena inflazione, mai così alta dal 1986. Questo è un fenomeno che erode tantissimo il potere d’acquisto degli italiani. E lo stiamo vedendo su alcuni prodotti”. Anche se, ha aggiunto la vice ministra, “noi crediamo, come Insieme per il Futuro, che vada fatto un passo in più e quindi sulla Legge di Bilancio si debba costruire una riduzione dell’Iva su alcuni prodotti in maniera strutturale”. In particolare, ha sottolineato, “noi pensiamo, oltre agli alimentari, quelli di cui si parla oggi sui giornali carne, pasta, quelli necessari anche a beni come le bollette, come i prodotti della natalità e ai farmaci”.

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