di Sara Gandini e la Rete nazionale Scuola in presenza*

Come genitori, educatori e cittadini attendiamo le linee guida per l’anno scolastico 2022-2023 con un misto di fiducia e preoccupazione. La prima, deriva dalla consapevolezza che gli errori commessi in passato sulla gestione del delicato rapporto tra emergenza sanitaria ed emergenza didattico-educativa dovrebbero essere ormai evidenti alla stragrande maggioranza dei decisori politici. Tali errori hanno causato danni molto gravi al benessere di bambini e ragazzi, ben al di là dei risultati ottenuti sul piano del contenimento dei danni provocati dal virus. Non possiamo e non vogliamo pensare che essi vengano ripetuti in futuro.

La preoccupazione, invece, nasce da alcune dichiarazioni che apprendiamo dagli organi di stampa. Dichiarazioni che, ancora una volta, parlano della necessità di continuare ad attuare restrizioni quali l’obbligo di mascherine per gli studenti e addirittura, in taluni casi, di ritorno all’utilizzo della DAD/DID. Non riusciamo a comprendere come gli autori di tali dichiarazioni possano annoverarsi anche tra le fila dei sindacati della scuola e tra i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Presidi.

Così facendo essi, ancora una volta, dimostrano, evidentemente, di ignorare le gravi ripercussioni in termini educativi, sociali, psicologici e relazionali che l’uso di tali provvedimenti ha determinato e determinerebbe sugli studenti. Una cosa che da genitori ed educatori troviamo inaccettabile, soprattutto alla luce delle ormai numerose evidenze scientifiche che testimoniano come, da un lato, il contagio tra le mura scolastiche sia molto più basso rispetto ad altri contesti e, dall’altro, quanto seri siano i rischi che le restrizioni in ambito scolastico creino per la salute psico-fisica delle nuove generazioni.

Se affermiamo questo è perché ci siamo sempre basati sui dati provenienti dagli studi scientifici oltre che sulla nostra sensibilità di educatori, studi che sembrano evidenziare il ruolo marginale della mascherina nella protezione dal contagio, soprattutto per i bambini a scuola. D’altra parte stanno emergendo sempre più forti evidenze degli effetti collaterali della mascherina, sia a livello psicologico che di salute. Vari studi hanno mostrato che la mascherina impedisce la comprensione delle emozioni ai bambini, con risvolti potenzialmente negativi per la loro crescita emotiva.

Il diritto all’istruzione e in generale alla serenità necessaria per un corretto sviluppo emotivo e psicosociale devono poter essere garantiti a tutti i minori. Negli ultimi due anni le nostre figlie e i nostri figli hanno vissuto una scuola che non è scuola, ben lontana da ciò che questa Istituzione si prefissa di essere così come è voluto dalla Costituzione.

Husserl, Dewey, Gardner, Shoder, Natorp, Goleman, solo per citare alcuni, nonché, più recentemente, Lucangeli ci hanno insegnato che l’atto educativo (e non il mero insegnamento nozionistico) avviene attraverso determinate tonalità emotive e in relazione con il docente e con gli altri: che relazione si può creare distanziati e mascherati? Cosa si può capire dell’altro eliminando la comunicazione facciale?

John Laurence Dennis, docente di psicologia all’Università di Perugia, e all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, durante un intervento in un convegno organizzato da un Comitato della Rete Nazionale Scuola in Presenza, ci ha messi di fronte al fatto che nei bambini e ragazzi, dopo due anni di restrizioni, si sono riscontrate gravi difficoltà nel riconoscere le espressioni facciali e a decodificarle, così come avviene ai soggetti affetti da sindrome dello spettro autistico. Per tali motivi, pur fiduciosi nell’adozione di provvedimenti che non siano lesivi del diritto allo studio e della prioritaria attenzione nei confronti dei più giovani, siamo in allerta e faremo tutto ciò che è in nostro potere per difendere bambini e ragazzi da eventuali soprusi e direttive ingiustificabili.

Tali provvedimenti di fatto, come ha riportato Save The Children, sono soltanto un’ingiustizia generazionale sulla pelle delle studentesse e degli studenti italiani per cui dinanzi a provvedimenti normativi ingiusti, invitiamo genitori, docenti, dirigenti scolastici e chiunque abbia a cuore i più giovani a manifestare il proprio dissenso, come previsto dalla Costituzione.

In un recente studio pubblicato su Scientif Reports, rivista del gruppo Nature, hanno analizzato i dati di 109 volontari sull’uso delle mascherine e sul loro stile di vita e hanno studiato la coltivazione di batteri e funghi. Gli autori mostrano che l’uso prolungato della mascherina ha aumentato significativamente il numero di colonie fungine e, sebbene la maggior parte dei microbi identificati non fosse patogena per l’uomo, ne hanno trovati anche di patogeni.

Suggeriamo quindi di tenere conto anche di questi dati quando consigliamo ai bambini italiani, che hanno il record europeo di uso alle elementari, perché non esistono solo le infezioni da Sars-cov2 ma anche quelle microbiche.

*I genitori e gli educatori della Rete Nazionale Scuola in Presenza

Articolo Precedente

Borsellino e il depistaggio culturale nelle scuole: tra trent’anni sarà solo una riga del libro di storia

next
Articolo Successivo

Covid, l’Unione Europea ai ministri della Salute: “Investite in sistemi di ventilazione nelle aule”. L’Italia? È già in ritardo

next