Prosegue inesorabile il declino dell’Europa dell’auto. Nel mese di giugno, il peggiore dal 1996 ad oggi, le immatricolazioni di vetture nuove nel mercato che comprende Unione europea, paesi Efta e Regno Unito si sono fermate a quota 1.066.137: il 16,8% in meno rispetto a giugno 2021.

Risultanze che hanno portato le vendite complessive nel periodo compreso tra gennaio e giugno a non superare le 5.597.656, facendo registrare un calo del 13,7% (-14% nella sola UE) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Calo che se tuttavia confrontato con l’ultimo semestre precedente alla pandemia, quello del 2019, fa lievitare la contrazione fino al 33,6%. In pratica, rispetto a prima dell’emergenza sanitaria, si è persa un’auto su tre.

A mancare all’appello sono stati tutti i mercati dell’Europa occidentale, a parte quelli poco significativi (in termini di volumi) di Islanda e Lettonia. Nel primo semestre a fare peggio di tutti è stata l’Italia, con il 22,7% di immatricolazioni in meno, seguita da Francia (-16,3%), Germania (-11,0%) e Spagna (-10,7%).

“Anche se il settore dell’auto è in crisi in tutta l’Europa Occidentale”, fa sapere il direttore del Centro Studi Promotor Gian Primo Quagliano, “la particolare gravità della situazione italiana richiede da parte di tutti ed anche, naturalmente, da parte delle autorità di Governo, attenzione molto maggiore di quella che finora si è prestata ed interventi decisamente più significativi”.

Una crisi, quella italiana ed europea, innescata dalla pandemia ma alimentata da diversi altri fattori aggiuntivi, come l’impatto della guerra tra Russia e Ucraina, l’aumento dei prezzi, la carenza di microchip e la difficoltà nel reperimento di materie prime, che impatta fortemente la produzione di autoveicoli. Un quadro a tinte fosche che non lascia presagire miglioramenti, almeno a breve.

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