Indipendentemente dalla nazione che per prima lancerà l’offensiva nucleare, il risultato sarebbe comunque devastante su scala planetaria: si entrerebbe in un lungo inverno nucleare che porterebbe a una nuova era glaciale. Questa infausta prospettiva emerge da uno studio condotto dagli scienziati della Louisiana State University (LSU) e della Rutgers University, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista American Geophysical Union Advances per rendere noti i risultati del proprio lavoro. I ricercatori, guidati da Cheryl Harrison, della LSU, hanno eseguito una serie di simulazioni computerizzate per stimare le conseguenze derivanti dall’uso di armi nucleari supportate dalle tecnologie attuali.

Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, nove nazioni controllano attualmente più di 13mila armi nucleari e con la difficile situazione legata al conflitto tra Russia e Ucraina, il mondo ha iniziato a temere la prospettiva di un attacco nucleare. I ricercatori hanno valutato diversi scenari per stabilire quali sarebbero le conseguenze di una guerra con le tecnologie nucleari attualmente disponibili. Tra le varie opzioni, il team ha simulato una realtà in cui Stati Uniti e Russia utilizzeranno 4.400 armi nucleari da 100 kilotoni per bombardare città e aree industriali. In un altro scenario, gli esperti hanno valutato le possibili conseguenze di un attacco da parte di India e Pakistan con 500 armi nucleari da 100 kilotoni.

Lo studio mostra che in ogni situazione considerata gli impatti sarebbero devastanti su scala planetaria: entro i primi 30 giorni dalla detonazione, infatti, si assisterebbe a un calo delle temperature medie globali di circa 13 gradi Fahrenheit. Tempeste di fuoco, esplosioni e fuliggine raggiungerebbero l’atmosfera superiore, bloccando il passaggio delle radiazioni solari e compromettendo il benessere delle colture e della popolazione. “Indipendentemente dal luogo della detonazione iniziale – osserva Harrison – quando le sostanze tossiche raggiungono l’alta atmosfera, tutto il pianeta ne soffrirà le conseguenze. Le temperature oceaniche diminuirebbero repentinamente, restando alterate anche a distanza di tempo dalla guerra”. A seguito di queste fasi iniziali, il ghiaccio marino si espanderebbe fino a bloccare il passaggio in diversi porti, come Tientsin (Cina), Copenaghen e San Pietroburgo. Le lastre di ghiaccio potrebbero raggiungere le regioni costiere, ostacolando la navigazione e l’approvvigionamento di cibo e rifornimenti, specialmente nelle zone attualmente non attrezzate per affrontare problemi correlati all’espansione del ghiaccio. I risultati, riportano gli autori, mostrano chiaramente l’interconnessione globale dei sistemi terrestri, soprattutto in caso di perturbazioni causate da eruzioni vulcaniche, incendi massicci o guerre.

“Il conflitto tra Ucraina e Russia ha influenzato i prezzi del gas e una serie di aspetti del nostro quotidiano – continua Harrison – enfatizzando la fragilità dell’economia globale e delle catene di approvvigionamento rispetto a queste situazioni emergenziali”. “Una guerra nucleare provocherebbe conseguenze davvero disastrose – aggiunge Alan Robock della Rutgers University, altra firma dell’articolo – speriamo che il nostro lavoro possa spingere i leader mondiali a ratificare il divieto di impiego di armi nucleari”. Al pari di un’esplosione nucleare, spiegano gli scienziati, le eruzioni vulcaniche possono rilasciare composti tossici in atmosfera che potrebbero compromettere la salute e la sicurezza della popolazione. Dato che questi eventi non sono prevedibili né evitabili, sarebbe opportuno concentrarsi sulle strategie mirate a limitare le conseguenze negative ad essi collegate. “Possiamo e dobbiamo evitare la guerra nucleare – conclude Harrison – mentre non abbiamo potere sugli eventi ambientali estremi. Per questo dovremmo concentrarci su come affrontare gli inevitabili shock climatici che deriveranno da fenomeni che non possiamo influenzare né prevedere”.

Lo studio

Valentina Di Paola

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