Draghi non rappresenta né gli interessi, né la volontà degli italiani. L’atto più odioso da lui commesso è stato quello di aderire allo scambio, pattuito tra la Nato e il dittatore turco Erdogan, per avere l’assenso di quest’ultimo all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia in cambio dell’estradizione dei perseguitati curdi, che avevano trovato scampo proprio in questi ultimi due Paesi, fuggendo dalla loro naturale residenza nel nord della Siria. A chi gli ha chiesto perché abbia dato il suo assenso, Draghi ha risposto: “Chiedetelo a Svezia e Finlandia!”. È un atto obbrobrioso e riprovevole, nel quale certamente non può riconoscersi la stragrande maggioranza del popolo italiano, che è un popolo solidale, aperto all’accoglienza e soprattutto dedito ad aiutare i più bisognosi.

Ma Draghi non rappresenta più gli italiani, basta pensare che il golden power, cioè il potere del governo, rafforzato con decreto legge 14/2022, convertito in legge n.28 del 2022, di bloccare l’acquisto di imprese, da parte di stranieri, di rilevante interesse nazionale, cioè delle società di capitali operanti nei settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’energia, delle assicurazioni e dell’intermediazione finanziaria, della ricerca e dell’innovazione ad alto contenuto tecnologico e dei pubblici servizi, è stato usato da Draghi soltanto quattro volte contro la Cina e una volta contro la Russia, mentre egli ha omesso di farvi ricorso per difendere il nostro trasporto aereo, per il quale il presidente di Ita Airways, Altavilla, da Draghi nominato, sta decidendo se vendere Ita a un gruppo costituito da Svizzera e Germania, oppure a un gruppo costituito da Stati Uniti, Olanda e Francia, privandoci per sempre della nostra compagnia di bandiera, che specie oggi è una notevole fonte di produzione di ricchezza.

Egli peraltro è arrivato all’assurdo di scrivere all’articolo 6 del disegno di legge sulla concorrenza, divenuto articolo 8 del testo approvato dalla Camera, che gli enti territoriali hanno, in pratica, l’obbligo di privatizzare i servizi pubblici essenziali e l’obbligo di dare ampie giustificazioni, da sottoporre all’autorità per la concorrenza, qualora vogliano adottare o continuare ad adottare l’appartenenza pubblica del servizio stesso, conservando alla comunità amministrata i relativi profitti. In tal modo Draghi pone in primo piano non gli interessi delle popolazioni locali, ma quelli delle multinazionali che agiscono sul mercato generale in libera concorrenza, in modo che le fonti di ricchezza del popolo passino nelle mani di questi ultimi.

Insomma, la tutela sia dei trasporti che dei servizi pubblici locali è stata completamente ignorata dal governo Draghi, in attuazione di norme dallo stesso governo proposte. Si potrebbe continuare a lungo (si pensi alle destinazioni dei soldi del Pnrr), ma è sufficiente quanto detto per dimostrare che Draghi sta asservendo l’Italia ai Paesi europei e atlantici senza affatto badare agli interessi nazionali e alla reale volontà della maggioranza del popolo italiano.